Cambio decisamente registro..ma come ben sapete, questo mio blog, condivide con Voi ciò che mi sento appunto di condividere...senza precludermi nulla (nei limiti del lecito).
..ed allora? direte!!! :-)))
Arrivo al dunque...
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..ed allora? direte!!! :-)))
Arrivo al dunque...
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Ai primi tempi di questo mio blog, a seguito in un inserimento di un acquerello un "pochino anomalo" nella sua esecuzione per via del sole che non era nella posizione giusta "giustamente fatto rilevare dal bravo amico acquerellista Tito Fornasiero" del quale Vi parlerò largamente delle Sue opere dal 16 al 31 luglio sul blog che dedico agli artisti si innescò la curiosità del GRONCHI ROSA...dall'altrettanto amico di vecchia data, nonchè critico di tante letture di mie opere, dott. Romeo Aracri.
Oggi mi piace ricordare questo anniversario, in onore appunto del GRONCHI ROSA, che credo, mi abbia anche portato bene...poichè quell'acqurello è stato annoverato fra "gli speciali" della mio book acquerellato, proprio per la Sua anomalia.
Il sole di meriggio - acquerello dim cm 35, 5x45,5 su carta Fabriano - gr. 300 - grana ruvida
Questo era il link di allora.....(i commenti non si leggono più,ome ben sapete)
testo di Riccardo Bodo da
Il Gronchi rosa compie 50 anni
Il francobollo italiano più famoso, col disegno sbagliato
Compie 50 anni il Gronchi rosa, il francobollo italiano più famoso anche tra i non collezionisti, emesso con un disegno sbagliato, ritirato dalla vendita e sostituito a tambur battente da un francobollo corretto. Vide la luce il 3 aprile 1961: era il lunedì di Pasqua - e nulla lasciava presagire la bagarre diplomatico-filatelica di cui quel pezzetto di carta sarebbe stato protagonista in poche ore. Per l’aprile 1961, infatti, era programmata una visita di Stato del presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi, in tre Paesi latino-americani (Perù, Argentina e Uruguay) e il consiglio dei ministri aveva a suo tempo autorizzato un’apposita emissione filatelica commemorativa. Vennero preparati tre francobolli monocromi con le tariffe specifiche per l’inoltro nei tre Paesi di buste ricordo da far volare sull’aereo presidenziale: 170 lire per l’Argentina, 185 lire per l’Uruguay e 205 per il Perù.
Il disegno era semplice: un moderno aeroplano su un planisfero che metteva in evidenza (con una tonalità più scura) l’Italia e uno dei tre Paesi sudamericani. La validità postale dei tre francobolli doveva scattare il 6 aprile, giorno della partenza del Presidente, ma la vendita sarebbe cominciata qualche giorno prima, il 3 aprile, appunto, per consentire agli interessati di predisporre le buste da inserire nel dispaccio dell’aereo presidenziale che le varie direzioni postali provinciali avrebbero fatto pervenire a Roma. I collezionisti e gli operatori filatelici che si presentarono il 3 aprile agli sportelli per l’acquisto non erano numerosissimi, complice il giorno festivo e il fatto che ci sarebbero stati altri giorni per procurarsi la serie. Ma il diavolo ci mise la coda: il francobollo con la sagoma del Perù era sbagliato perché era stata usata una mappa del 1939 sulla quale il cosiddetto "triangolo amazzonico" (un’area contesa a lungo e ferocemente tra Perù ed Ecuador) non era ancora attribuita al Perù. E l’errore fu scoperto lo stesso 3 aprile dall’incaricato d’affari peruviano a Roma, Alfonso Arias, che si era procurato i francobolli. Arias contattò il ministro degli Esteri, Antonio Segni, e fece le sue ferme rimostranze.
Una bella grana che non si poteva ignorare alla vigilia della visita ufficiale di Gronchi: il ministro delle Poste Lorenzo Spallino dovette intervenire immediatamente e la notte del 3 aprile con un telegramma urgentissimo dispose la sospensione della vendita del francobollo. L’interruzione della vendita la mattina del 4 aprile fece scoppiare una bagarre non solo nel mondo filatelico, mentre i responsabili delle Poste si riunivano per decidere le mosse successive: la sospensione si trasformò così in un ritiro definitivo e l’Istituto Poligrafico dello Stato venne incaricato di stampare a tutta velocità un francobollo corretto cambiando anche il colore (che da lilla rosa divenne grigio). La decisione ministeriale venne formalizzata con un comunicato ufficiale in tarda serata. E che fare con i francobolli sbagliati già applicati sulle buste destinate al volo presidenziale, nel frattempo affluite a Roma? Venne presa una decisione che non ha paralleli negli annali postal-filatelici: i francobolli rosa saranno ricoperti a cura delle Poste con i francobolli grigi corretti.
L’operazione fu compiuta di corsa ma con grande efficienza, visto che di buste con il rosa non ricoperto dal grigio se ne conoscono poche. Qualche anno dopo, le giacenze del francobollo sbagliato vennero mandate al macero, mentre il Gronchi rosa cominciava la sua carriera di pezzo da collezione con quotazioni di tutto rispetto, sostenute dal numero limitato di esemplari esistenti: secondo i dati ufficiali, di questo francobollo vennero venduti prima del ritiro meno di 80.000 esemplari (ne dovrebbero esistere 79.625 in tutto). Il clamore assunto al di fuori del mondo collezionistico ha fatto di questo francobollo il pezzo italiano più conosciuto anche dai profani.
Probabilmente, la vicenda del Gronchi rosa contribuì a creare il clima psicologico che a metà degli anni Sessanta portò a un’increbile bolla speculativa, il cosiddetto boom filatelico, che vide migliaia d’improvvisati speculatori acquistare a fogli interi i francobolli di nuova emissione, destinati - con l’inevitabile afflosciarsi della bolla - a valere più o meno quanto la carta su cui erano stampati. Nonostante notevoli oscillazioni nella quotazione, il Gronchi rosa resta ancora oggi protagonista in ogni asta o listino di vendita filatelica, anche se altri francobolli italiani sono più rari e valgono molto di più. E, come ogni prodotto di successo, il Gronchi rosa può vantare un grandissimo numero d’imitazioni, da rozzissime riproduzioni a sofisticati falsi, assai insidiosi per i collezionisti.
Il disegno era semplice: un moderno aeroplano su un planisfero che metteva in evidenza (con una tonalità più scura) l’Italia e uno dei tre Paesi sudamericani. La validità postale dei tre francobolli doveva scattare il 6 aprile, giorno della partenza del Presidente, ma la vendita sarebbe cominciata qualche giorno prima, il 3 aprile, appunto, per consentire agli interessati di predisporre le buste da inserire nel dispaccio dell’aereo presidenziale che le varie direzioni postali provinciali avrebbero fatto pervenire a Roma. I collezionisti e gli operatori filatelici che si presentarono il 3 aprile agli sportelli per l’acquisto non erano numerosissimi, complice il giorno festivo e il fatto che ci sarebbero stati altri giorni per procurarsi la serie. Ma il diavolo ci mise la coda: il francobollo con la sagoma del Perù era sbagliato perché era stata usata una mappa del 1939 sulla quale il cosiddetto "triangolo amazzonico" (un’area contesa a lungo e ferocemente tra Perù ed Ecuador) non era ancora attribuita al Perù. E l’errore fu scoperto lo stesso 3 aprile dall’incaricato d’affari peruviano a Roma, Alfonso Arias, che si era procurato i francobolli. Arias contattò il ministro degli Esteri, Antonio Segni, e fece le sue ferme rimostranze.
Una bella grana che non si poteva ignorare alla vigilia della visita ufficiale di Gronchi: il ministro delle Poste Lorenzo Spallino dovette intervenire immediatamente e la notte del 3 aprile con un telegramma urgentissimo dispose la sospensione della vendita del francobollo. L’interruzione della vendita la mattina del 4 aprile fece scoppiare una bagarre non solo nel mondo filatelico, mentre i responsabili delle Poste si riunivano per decidere le mosse successive: la sospensione si trasformò così in un ritiro definitivo e l’Istituto Poligrafico dello Stato venne incaricato di stampare a tutta velocità un francobollo corretto cambiando anche il colore (che da lilla rosa divenne grigio). La decisione ministeriale venne formalizzata con un comunicato ufficiale in tarda serata. E che fare con i francobolli sbagliati già applicati sulle buste destinate al volo presidenziale, nel frattempo affluite a Roma? Venne presa una decisione che non ha paralleli negli annali postal-filatelici: i francobolli rosa saranno ricoperti a cura delle Poste con i francobolli grigi corretti.
L’operazione fu compiuta di corsa ma con grande efficienza, visto che di buste con il rosa non ricoperto dal grigio se ne conoscono poche. Qualche anno dopo, le giacenze del francobollo sbagliato vennero mandate al macero, mentre il Gronchi rosa cominciava la sua carriera di pezzo da collezione con quotazioni di tutto rispetto, sostenute dal numero limitato di esemplari esistenti: secondo i dati ufficiali, di questo francobollo vennero venduti prima del ritiro meno di 80.000 esemplari (ne dovrebbero esistere 79.625 in tutto). Il clamore assunto al di fuori del mondo collezionistico ha fatto di questo francobollo il pezzo italiano più conosciuto anche dai profani.
Probabilmente, la vicenda del Gronchi rosa contribuì a creare il clima psicologico che a metà degli anni Sessanta portò a un’increbile bolla speculativa, il cosiddetto boom filatelico, che vide migliaia d’improvvisati speculatori acquistare a fogli interi i francobolli di nuova emissione, destinati - con l’inevitabile afflosciarsi della bolla - a valere più o meno quanto la carta su cui erano stampati. Nonostante notevoli oscillazioni nella quotazione, il Gronchi rosa resta ancora oggi protagonista in ogni asta o listino di vendita filatelica, anche se altri francobolli italiani sono più rari e valgono molto di più. E, come ogni prodotto di successo, il Gronchi rosa può vantare un grandissimo numero d’imitazioni, da rozzissime riproduzioni a sofisticati falsi, assai insidiosi per i collezionisti.