questo post completa il post precedente :
Vi ho scritto qualche giorno fa del Poeta - scrittore FRANCESCO BALDASSI di Roma avendo avuto modo di conoscerlo personalmente presso la cerimonia di premiazione dell'accademia IL CONVIVIO a GIARDINI NAXOS
Consaiderando le numerose opere pubblicate, mi rendo conto che aver postato tre poesie è stato uno spazio troppo limitativo, riduttivo ed allora Vi voglio qui riportare altre poesie che ho estratto dai volumi che ho avuto in regalo dallo stesso autore proprio oggi :
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(alcune poesie)
QUIETE
Dallo scandaglio assiduo della vita
e da un vago timore eviscerato
dalla totalità fugace di penombre.
e per il vasto incresparsi del rumore
sorpreso nel sospetto del respiro:
germoglia la presenza dell'attesa.
Ritorno allora a lambire
l'essenza della quiete.
Così nell'emergenza del mio canto
disciolgo la vibrazione nel sereno.
E il senso che avvolge il cuore delle cose,
tracciate nel discender del destino,
sorprende l'esistazione della voce.
Ma il dono di parlarti con l osguardo
s'alza a congiungere questa invocazine
nell'incombenza d'una pietà risorta
a colmare lo spazio / del silenzio umano.
BELLEZZA
Ascoltare il silenzio del fiorire
dentro la vastità che annuncia il sole
all'origine della sorpresa della vita.
Dell'essere è scomparsa la sua assenza
impone regale la sua sovranità
nella liberazione dall'occulto
della bellezza
impervia alla sostanza
della folta oscurità dell'esistenza.
Ma forte si sovrappone l'energia
della lode che vibra nelle altezze
di questa suprema vittoria dell'amore
che impregna la materia
della fecondità, sortita
dalla potenza che illumina l'eterno.
">
IL TRAMONTO
... torna a crogiolarsi nello spazio.
Un abisso di luce s'inginoscchia
e muore.
In lontananza
negli orizzonti accesi
dalla necessità del vento
il silenzio dell'ora si rovescia
dentro una calma
estrema.
Su tutto
preme l'infinito.
L'ONDA
Ho sognato di stringerti accanto
a questa inversione sconfinata
dell'oblio.
Per questo l'onda s'acquietò
rapidamente intorno all'accensione
del desiderio.
E tacque ogni sorpresa
in tanta convinzione di apparire
compresi nello spazio
d'una rincorsa folle
verso l'onnipotenza del destino.
E' trascorso mezzo secolo da quando, ragazzetto poco più che undicenne, Donato ritornò con i suoi a Roma. Mezzo secondo tondo, dopo esserne partiti otto anni prima, "sfollati" a motivo della guerra, andandosi a stabilire nel paese di origine e di nascita di suo padre.
Così ieri - dopo ver sostato un poco presso la tomba paterna, per una rapida visita - egli andava considerando quei lontani eventi e tutto il tempo trascorso nel suo paese di adozione.
Oscillava nel pensiero tra la percezione del presente e la rievocazione del passato, tra i ricordi di luoghi ed avvenimenti e la loro apparizione concreta, tra il sentimento delle giovanili amicizie. l'angoscia dell'ineluttabilità del tempo e la speranza del ricupero reale dell'esistenza perduta....
Francesco Baldassi
(alcune poesie)
L'APICE
L'apice è là dove si spegne
la costanza del battito del cuore
là dove culmina la perseveranza
di questo scivolare lungo i bordi
d'un grave andare
nei crinali di tanta asperità del vivere
col sapore dell'aria nel respiro.
E' qualcosa di estremo
una definitiva ininterrotta
proclamazione
dalla frattura che s'avverte
quando si scuote l'ora del destino.
SORELLA MORTE
Mi sei presente, sorella, e mi brandisci
racchiusa nel mio seno
serenamente colmato nel tuo bene
e d'ogni perfezione
della distanza
da tutta la finitudine del mondo.
Lietamente
accorrerò a interrompere l'indugio
per tanta capacità di trasalire
a questa gremita festività degli occhi
che trascima a squillare nella luce
degli spazi percossi dalla sostanza eterna.
(alcune poesie)
HO DATO LE MIE MANI...
Ho dato le mie mani a questa sosta
nel sollevarsi allo sguardo dei mattini
di rarità ad accogliere il diletto
del compimento incessante della vita.
Questo cuore mi hai dato e questa voce
a trasgredire il pudore dell'arcano
e il bisogno di ritrovare la sostanza
di guardare stupito dentro il cielo.
E grida e palpiti sospesi nello spazio
di un accorato gemito a sfrangiare
acuti attriti dall'ombra delle nubi
sull'increspato specchio del mio stagno.
Ma oggi ascolto questa fragilità del canto
che accompagna le mie notti impigliate
dentro i sogni che fuggono dal mondo
della frantumazione del mistero.
DENTRO IL FIORIRE
Dentro il fiorire aperto
di quel sorriso scalfito dal tepore
elava il suo silenzio dall'eterno.
E già la proiezione della luce
s'insinuava rapida a lambire
della vita una goccia
trasparente.
Fu l'attimo. E la soglia
di questo progredire dell'annunzio
ci regalò il sussurro
della letizia.
E le stagioni e il cielo
sciolsero il loro canto
a custodire
questa presenza morbida del volo
nel breve suo palpito raccolto
sul velo di quel volto
a disegnare l'infanzia della vita
dentro il primo respiro.
Era dono ed offerta
altare e liturgia.
Il sopraggiungere unico del soffio
e un vagito:
primizia dell'amore.
Roma, febbraio 20
finito di stampare nel 2005
Le scienze dell'uomo non sono in grado di interpretare adeguatamente "il malessere che affligge l'animo umano" che si esplicita "nella profanazione assurda del reale".
Solo con la luce e la forza della fede è possibile respongere nocivi giustificazionismi, allontanare comportamenti aberranti, rifiutare la logica del mondo avversa al progetto divino e riscattare l'uomo nel segno della Croce.
Nella poesia di Francesco Baldassi la parola umana, indegno simulacro della Parola divina, verifica se stessa e il mondo, proponendosi come risarcimento alla contigenza ed all'effimero del reale. (tratto da retro di copertina)
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Le scienze dell'uomo non sono in grado di interpretare adeguatamente "il malessere che affligge l'animo umano" che si esplicita "nella profanazione assurda del reale".
Solo con la luce e la forza della fede è possibile respongere nocivi giustificazionismi, allontanare comportamenti aberranti, rifiutare la logica del mondo avversa al progetto divino e riscattare l'uomo nel segno della Croce.
Nella poesia di Francesco Baldassi la parola umana, indegno simulacro della Parola divina, verifica se stessa e il mondo, proponendosi come risarcimento alla contigenza ed all'effimero del reale. (tratto da retro di copertina)
stampato nel 1969
(alcune poesie)
GIUSTO DOLORE UMANO
Mansuetudine dell'aria stanca,
nell'odore di nebbie
tra le viti. Ancora il sangue
trasale ai moti oscuri
del cuore, ancora l'urlo
sprofonda, ancora
il giusto dolore umano.
Come lontana
dal verde che affonda nel tramonto
questa malinconica di carne!
Alatri, 1961
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Ringrazio profondamente Francesco per questo suo splendido regalo e per avermi regalato attimi di profonda riflessione.