Ho già avuto modo di scrivere del mio amico poeta, scrittore, fotografo,
MARIO ALIPRANDI
sul blog che ho dedicato ad artisti vari la cui pagina la riporto:
https://lavostraarte.blogspot.com/search/label/Mario%20Aliprandi
ed in altre occasioni avendo Mario partecipato praticamente da sempre alle mie iniziative artistiche.
Mario Aliprandi autore è una continua sorpresa poiché la sua forza creativa letteraria mi entusiasma sempre e di solito non manco mai di leggere, con spasmodica curiosità, ciò che stila sulle pagine delle pubblicazioni.
Non sono invece sorpresa delle sue chiare esternazioni di emozioni e sentimenti, ma mi sorprendo sempre di come riesca a farmi sorgere tutte le volte la domanda se ciò che scrive è autobiografico oppure solo frutto di fantasia, di immedesimazione o solo di racconto immaginario. Non me lo dirà mai e non lo saprò mai…e sorrido!
La colpa, se così si può dire, è sua, poiché scrive sempre in prima persona per cui credo sia normale che il lettore si ponga la domanda.
Mario non disdegna nulla di ciò che è rapporto umano, con il genere femminile in particolare lo fa sempre con la delicatezza che gli è congeniale, sfuggendo sterili tecnicismi oggi tanto di moda, ma che spesso falsano l’autenticità del sentimento stesso.
L’efficacia delle sue prose forti ed intense manifestano una perfetta simbiosi tra l’animo sensibile che le genera, e la mano che le scrive che non è mai prigioniera di schemi precisi, di retoriche, di compiacenze, ma di pura libertà espressiva.
Il linguaggio sempre elegante, si sviluppa in parole leggiadre, libere, spesso colme di sensualità, mai volgari, parole che tante donne vorrebbero sentirsi dire dall’uomo amato.
Mi torna in mentre la classica frase “la donna non si sfiora neppure con un fiore”, ecco, penso che Mario Aliprandi abbia fatto sua questa “semplice frase” che raccoglie tanto sul comportamento da tenere da un uomo verso la donna.
Se è poi vero che ogni autore vuole trasmettere e suscitare emozioni nel lettore, è anche vero, che ognuno di noi percepisce in modo diverso ciò che legge e le vive quindi secondo il proprio sentire.
Cerco di non lasciarmi influenzare dunque dal valido legame amicale che ci unisce per lasciarmi andare a considerazioni che esulano appunto dal nostro rapporto e di entrare completamente nello scritto.
Cris, la protagonista insieme all’autore, è considerata la donna per eccellenza. Viene descritta con minuziosità di particolari; bellissima ed intrigante, dolce e sensuale, allegra e decisa, sembra fuoriuscita da quelle pagine dei periodici di bellezza che spesso ci vengono propinati, ma Cris è ancora meglio, perché ha Il sole dentro, veste di giallo e tutto ciò che l’accompagna è giallo, come il sole d’estate, come il colore della spensieratezza e del calore umano.
L’autore si sofferma sui gesti che spesso le donne compiono, come stendere sul letto i vari vestiti per scegliere poi quello adatto per un appuntamento importante, come raccogliersi i capelli con un nastro di velluto, togliere la camicetta con legacci, insomma, l’autore non elemosina in descrittive che mi portano nel mondo femminile, come se vedessi con i miei occhi le azioni di vita quotidiana.
Trovo molto valida e di attualità le perplessità che l’autore si pone sulla differenza di età, il peso dei pregiudizi dei genitori della ragazza, la responsabilità stessa del protagonista di avere al fianco una donna molto più giovane, ma poi, forte di un sentimento puro, tutto viene superato…nessuna età può scalfire la legge del cuore.
Il protagonista trova nella sua Cris l’amore desiderato e non rivanga più gli amari ricordi delle stagioni passate, si fanno ormai strada nuovi orizzonti, dolci pensieri e teneri bozzetti colorati di un nuovo mosaico di vita ed allora ecco la scelta di un anello con pietre particolari su un disegno personalizzato,
dimostrando come l’accuratezza dei particolari sia sinonimo di attenzione verso la persona amata. Il protagonista non sceglie una pietra a caso, non sceglie un gioiello già pronto, ma lo progetta, lo crea appositamente per lei, solo per lei, ecco perché non può essere per nessun’altra donna, solo lei, solo Cris, lo può infilare al dito.
Il viaggio a Parigi è la panacea degli amori ma troppo limitativo per una donna come Cris, non ci può essere solo quella…forse banale sorpresa, infatti, ne resta un po’ delusa e non sa che una sorpresa immensa l’aspetta, legata purtroppo ad un destino crudele.
Un crudele destino per una donna così eccezionale, desiderata, voluta, amata.
“La vita sceglie la musica, noi scegliamo come ballarla” [1]
Ecco che l’autore con un abile “colpo di tastiera” cambia scenografia e ci immerge nel periodo tremendo della pandemia (ancora in corso ahimè) del Covid-19 che ha colpito tutto il mondo, in Italia, in particolare noi della Lombardia.
In una prosa che parla soprattutto di amore, riuscire ad “infilare” una pagina di storia vissuta e dolorosa, senza che ne scalfisca la leggerezza del testo, non è poca cosa.
Non entro nei particolari descrittivi della pandemia, poiché l’autore sviluppa egregiamente il dramma che probabilmente sarà letto anche nella futura storia del nostro Paese. Lo fa con minuziosità di particolari ed addirittura dando una sua personale posizione sulla cura, o meglio, sulla scelta della cura degli ammalati.
Nella storia l’autore riesce a collocare anche la scenografia descrittiva di un luogo a lui caro, l’Engadina, della quale troviamo sempre tratti nelle sue pubblicazioni. Scopriamo così, ancora una volta, un luogo sempre diverso nelle sfumature dei suoi laghi, dei suoi monti, dei suoi sentieri che egli ama particolarmente e che fa amar a tutti noi.
Anche questa volta Mario Aliprandi racconta una storia avvolgente che personalmente ho divorato, cercando di arrivare alla fine il più presto possibile. Mi sono avvolta nella curiosità del finale non riuscendo ad accettare un destino così crudele, dovevo per forza trovare qualcosa di positivo, di speranza.
Mario Aliprandi lo regala questo finale da cultore delle tradizione del sud, della duttilità della fantasia, della suspense del surrealismo, della favola bella che vuole sempre un lieto fine…lui lo fa, regalando un’immagine che ci sorride e che dà speranza ad un “aldilà” che “forse” esiste per davvero, e che bello sarebbe se avessimo davvero dei messaggeri di speranza e di mancate missive!
“Lo spaventò il sospetto tardivo che è la vita, più che la morte, a non avere limiti”.[2]
Sembra che l’autore, con la chiusa positiva, voglia accompagnarci per mano sul sentiero della speranza, del dialogo con i nostri cari. Il filo invisibile che ci ha unito in vita non si può recidere con la morte, anzi, viene rafforzato col tempo e con la fermezza che loro sono con noi, per sempre.
La stampa locale sta scrivendo sul romanzo e su Mario Aliprandi dove potete anche trovare i riferimenti per l'eventuale acquisto.
Vi posto qui il link della testata Leccoonline.