Mi entusiasmo sempre e sempre mi chiedo se davvero merito tutto ciò...soprattutto per quanto riguarda la poesia.
Nulla mi risulta banale e scontato, acchiappo con artigli tutto ciò che mi viene regalato, come con l'ultimo regalo dell'amico poeta, autore, cultore ed appassionato di tradizione e di storia
ALESSANDRO MONTALTO DI ADRANO - CT
Così scrive Alessandro della mia raccolta di poesie "LA MELODIA DEL CUORE"
La melodia del cuore”,
il vigoroso battito del sentire.
Leggere “La melodia del cuore” di Carla Colombo (Book Sprint
Edizioni) è voler vivere un’esperienza “di ritorno”. Un “ritorno” da intendersi
in maniera duplice. Sì …, perché, se, da un lato, il lettore, amante della
poesia, tende a “ritornare” sulle pagine della silloge (io, l’ho fatto più
volte e mi è davvero piaciuto), dall’altro, “torna” e “ritorna” sul proprio
trascorso, dal momento in cui l’autrice propone, “melodiosamente”, strumenti descrittivi
e chiavi di (ri)lettura che evocano, dall’inconscio di ognuno e invocano da
quelle che sono le “emozioni collettive”, un risveglio di quanto, magari, è
stato sepolto o polverizzato nel dimenticatoio dell’Essere.
Carla Colombo è un’autrice (e un’artista) a tutto tondo.
Fra le sue righe, scorgo la cultura “naif” e la semplicità sintetica che si
alterna, senza contraddizione, al particolare denso e concentrato.
Colori, suoni, sapori, olezzi e percezioni tattili, sono
(ri)proposti al lettore. Basti leggere con meticolosità e ci si intinge di
sensazioni colorate, quasi come immergersi in uno dei suoi quadri ad olio.
Si (inter)pone fra le diversificate espressioni
artistiche del suo vissuto, allo scopo di divenire, progressivamente, egli
stessa, fautrice di un percepire e un manifestare ciò che è l’Arte, ma senza
relativizzare tutto ciò che coniano i suoi analoghi di riferimento: è il caso
della composizione, “Merletti di sogno”, dedicata alle sculture – merletto
dello scultore Antonino Leone e della lirica poetica, “Le calle di Silvia”, dedicata
alle calle pittoriche dell’amica artista Silvia Di Domenico, oppure, della
poesia “Domenica pomeriggio” e, ancora, ne “La foglia”. In queste, percepisce
il palese, capta il quasi impercettibile, lo fa suo e lo manifesta riesumando
ciò che dal subconscio traspare.
Altre immagini, scagliate sul bianco della pagina
dall'autrice, sono, sì, le consuete figure del quotidiano (la madre, il padre e
gli affetti che non ci sono più, i colleghi di lavoro, la figlia Elisa, il
figlio Massimo), ma, ora, incorniciate da un tempo e uno spazio che furono suoi
e ben circoscritte da dettagli mnemonici irremovibili, e, ora, condotte
all'apoteosi, quasi divinizzante, di chi ha vissuto “l’altro” e/o “l’altra” da
figlia, amica e madre; volti della medesima poliedrica identità rinnovata da un
percepire catartico crescente.
M’inchino al suo veder l’Adda come una “musa ispiratrice”
per i suoi pennelli: in pochissimi, oggi, attingono da Madre Natura in maniera così
ontica.
Le affinità analogiche non mancano e sono seriamente
ingentilite dalla sua penna. Fra tutte, non posso non menzionare quella della “rosa
eterna” – “figura materna” che è davvero un esemplare tocco di raffinatezza:
una vita, a tappe scandite, che scorre, come fosse una pellicola, tutt'altro
che alla moviola e che, una “carezza” o, forse, la sua onirica ambizione, demarca
dal reale. In questa (“La rosa eterna”), come in altre sue composizioni, la mia
psiche, da libero lettore, riconosce una così tale effervescente freschezza
d’animo che, ad esser sincero, “pagherei in oro” pur di poterla far mia.
Complimenti e, dopo aver dispiegato le ali come già hai
fatto, fa sì che battano sempre più per poter osservare l’orizzonte da ben
altre angolazioni prospettiche.
Alessandro Montalto - maggio 2013
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