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4 giugno 2013

Un gradito regalo - recensione LA MELODIA DEL CUORE

Mi entusiasmo sempre e sempre mi chiedo se davvero merito tutto ciò...soprattutto per quanto riguarda la poesia.
Nulla mi risulta banale e scontato, acchiappo con artigli tutto ciò che mi viene regalato, come con l'ultimo regalo dell'amico  poeta, autore, cultore ed  appassionato di tradizione e di storia
ALESSANDRO MONTALTO DI ADRANO - CT

Così scrive Alessandro della mia raccolta di poesie "LA MELODIA DEL CUORE" 




La melodia del cuore”,
il vigoroso battito del sentire.

Leggere “La melodia del cuore” di Carla Colombo (Book Sprint Edizioni) è voler vivere un’esperienza “di ritorno”. Un “ritorno” da intendersi in maniera duplice. Sì …, perché, se, da un lato, il lettore, amante della poesia, tende a “ritornare” sulle pagine della silloge (io, l’ho fatto più volte e mi è davvero piaciuto), dall’altro, “torna” e “ritorna” sul proprio trascorso, dal momento in cui l’autrice propone, “melodiosamente”, strumenti descrittivi e chiavi di (ri)lettura che evocano, dall’inconscio di ognuno e invocano da quelle che sono le “emozioni collettive”, un risveglio di quanto, magari, è stato sepolto o polverizzato nel dimenticatoio dell’Essere.
Carla Colombo è un’autrice (e un’artista) a tutto tondo. Fra le sue righe, scorgo la cultura “naif” e la semplicità sintetica che si alterna, senza contraddizione, al particolare denso e concentrato.
Colori, suoni, sapori, olezzi e percezioni tattili, sono (ri)proposti al lettore. Basti leggere con meticolosità e ci si intinge di sensazioni colorate, quasi come immergersi in uno dei suoi quadri ad olio.
Si (inter)pone fra le diversificate espressioni artistiche del suo vissuto, allo scopo di divenire, progressivamente, egli stessa, fautrice di un percepire e un manifestare ciò che è l’Arte, ma senza relativizzare tutto ciò che coniano i suoi analoghi di riferimento: è il caso della composizione, “Merletti di sogno”, dedicata alle sculture – merletto dello scultore Antonino Leone e della lirica poetica, “Le calle di Silvia”, dedicata alle calle pittoriche dell’amica artista Silvia Di Domenico, oppure, della poesia “Domenica pomeriggio” e, ancora, ne “La foglia”. In queste, percepisce il palese, capta il quasi impercettibile, lo fa suo e lo manifesta riesumando ciò che dal subconscio traspare.
Altre immagini, scagliate sul bianco della pagina dall'autrice, sono, sì, le consuete figure del quotidiano (la madre, il padre e gli affetti che non ci sono più, i colleghi di lavoro, la figlia Elisa, il figlio Massimo), ma, ora, incorniciate da un tempo e uno spazio che furono suoi e ben circoscritte da dettagli mnemonici irremovibili, e, ora, condotte all'apoteosi, quasi divinizzante, di chi ha vissuto “l’altro” e/o “l’altra” da figlia, amica e madre; volti della medesima poliedrica identità rinnovata da un percepire catartico crescente.
M’inchino al suo veder l’Adda come una “musa ispiratrice” per i suoi pennelli: in pochissimi, oggi, attingono da Madre Natura in maniera così ontica.
Le affinità analogiche non mancano e sono seriamente ingentilite dalla sua penna. Fra tutte, non posso non menzionare quella della “rosa eterna” – “figura materna” che è davvero un esemplare tocco di raffinatezza: una vita, a tappe scandite, che scorre, come fosse una pellicola, tutt'altro che alla moviola e che, una “carezza” o, forse, la sua onirica ambizione, demarca dal reale. In questa (“La rosa eterna”), come in altre sue composizioni, la mia psiche, da libero lettore, riconosce una così tale effervescente freschezza d’animo che, ad esser sincero, “pagherei in oro” pur di poterla far mia.
Complimenti e, dopo aver dispiegato le ali come già hai fatto, fa sì che battano sempre più per poter osservare l’orizzonte da ben altre angolazioni prospettiche.

Alessandro Montalto - maggio 2013 

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