GRAZIE PER ESSERE ARRIVATI QUI DA ME.
carla_colombo@libero.it - 349 5509930 - In questo mio spazio desidero condividere le mie opere pittoriche, le mie poesie, foto, viaggi, ricette, letture...ACCOMODATEVI!

Le mie opere im vendita su ARTLYNOW

Le mie opere  im vendita su ARTLYNOW
troverete particolari proposte artistiche- carla_colombo@libero.it

5 febbraio 2010

I miei primi acquarelli :

Una gettata..così..spontanea, senza elimosinare  colori e acqua, né la voglia di dare...dare...dare...



opera : SIAMO IN TRE: GIRASOLI, ZUCCA E THEIERA 
acquarello 
dim. 45,5 x 61 - febbraio 2010 
SU CARTA FABRIANO 300 gr - grana grossa



opera :  ROSSO PAPAVERI IN ACQUA
acquarello
dim. cm. 30,5 x 45,5 - febbraio 2010
SU CARTA FABRIANO 300 gr - grana grossa

4 febbraio 2010

A CHIAREGGIO...con i miracoli della natura - III tappa

Mentre Vi invito ad entrare sul blog http://lavostraarte.blogspot.com/ per lasciare un Vostro commento alle opere di Graziella Carletti e ricevere dunque un suo omaggio artistico.....

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Concludo la mia carellata di foto scattate durante la piccola vancaza a CHIAREGGIO.
Non Vi nascondo, ma penso che lo potrete notare Voi stessi dagli scatti, questa piccola vacanza mi ha riempita di tanta tanta serenità e la natura mi ha regalato splendide visioni che non gustavo da tempo.

da non credere...eppur vero.





CASCATE OVUNQUE GHIACCIATE














ed al ritorno,
sempre da NON credere,
 alle ore 17.30 in auto ho scattato queste stupende foto ad un cielo istrionico.










Le foto non sono state ritoccate, e sono scattate con una semplice digitale.

NUOVE OPERE DEL MESE : FEBBRAIO

IL mio viaggio personale nella continua ricerca e sperimentazione di tecniche e di espressioni nuove è sempre in movimento ed in questa opera, come nella precedente postata,  ho sperimentato un ulteriore modo di propormi.

Mio figlio quando ha visto l'opera ha espresso questo commento:

- sembra che tu abbia dipinto  pensando ad una visione esterna dall'auto in corsa, una visione allegra quasi carnevalesca . Tutto il paesaggio è in movimento, tranne le case, che sono un punto fermo, forse una necessità inconscia di sicurezza e di stabilità -

....e se lo dice lui....


opera : IL CARNEVALE IN NATURA
olio a spatola  su tela
dim. cm. 70x50 - anno 2010 

Ringrazio tutti Voi per avermi espresso il Vostro parere.
Il mio è sempre un continuo propormi e mi piace sapere cosa ne pensate.
Assodato che il mio cromatismo è certo, mi piace correre mantendo sempre quella mia primordiale passione del colore, ma nella tecnica "osare" . Mi piace mettermi in gioco continuamente con opere per le quali ho usato nuove tecniche.
Penso che nell'arte non si possa restare "statici".
Certamente continuare sugli stessi soggetti migliora la rappresentazione degli stessi, ma diventa tutto scontato ed oserei dire  monotono.
Per esempio...se io continuassi a proporVi l'ADDA (che mi viene bene) alla fine mi potreste dire..ma che p...sa fare solo l'Adda? Oppure se insistessi con i papaveri-girasoli (che piacciono sempre) alla fine diventa "nauseante" vedere solo i miei quadri di papaveri e girasoli.
Ecco perchè penso che, a parte la necessità mia interiore,  sperimentare altre tecniche sia sempre un modo nuovo di porsi  chi ti segue...poi è vero, il risultato può essere pià o meno soddisfancente o gratificante, ma qui sta il bello...proporsi sempre nel nuovo ed ottenere "risultati validi" qualsiasi cosa si affronta.
E' un mio personale parere, forse sbagliato, ma per me diventa una necessità impellente.Dopo due-tre opere cosidette "normali" (i miei solari paesaggi) mi diventa vitale intervallare con gli informali, gli acquarelli...ecc ecc.
Leggo che tutto sommato anche questo mio esperimento di colore spatolato (poi tolto) sia comunque positivo.
Ma tranquilli...il prossimo sarà sicuramente un angolo "brianzolo", ( a parte gli acquarelli )

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.....CLICCATE...........


se volete .....
CLICCATE QUI SOTTO :::::



(avevo già memorizzato il post)





3 febbraio 2010

Mostra Collettiva-concorso " SAN GIROLAMO " E NUOVA OPERA DEL MESE : FEBBRAIO



VI INFORNO E VI INVITO
ALLA CONSUETA FESTA
DI

SAN GIROLAMO

presso il convento dei Padri Somaschi
 a San Girolamo Lc

dove si terrà

la V MOSTRA COLLETTIVA

alla quale partecipo con alcune mie opere
sia nella sezione a tema libero che nella sezione arte sacra. 

La mostra sarà visibile
dal 6 al 14 febbraio

per documentarVI sulla basilicata e

tutto ciò che concerne la vita e la festa  di San Girolamo )

senza dimenticare che anche questa è una meta turistica per coloro che abitano nella mia zona ma soprattutto per coloro che volessero visitarla.
Durante tutto il periodo della festa e quindi anche della collettiva sarà aperto un servizio navetta che porta direttamente dal piazzale posteggio a salire fino alla Basilica.

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E COME CONTORNO DEL POST
Pubblico la prima opera del mese :

titolo :

AI MARGINI...LA SOFFERENZA
olio è tecnica mista + foglia d'oro
dim. cm. 70x70 - febbraio 2010

(Sarebbe bello leggere le Vostre libere interpretazioni su quest'opera informale)


2 febbraio 2010

3 febbraio - Lo sapete perchè ....a S. BIAGIO ?


 3 FEBBRAIO SI FESTEGGIA SAN BIAGIO

auguri dunque a tutti i  Biagio e le Biagine
ma torniamo al nostro quesito :
Perché è tradizione mangiare il panettone il giorno di San Biagio?

Da dove deriva questa tradizione?
E perché si dice protegga dal mal di gola?

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Può sembrare un tentativo di liberarsi degli avanzi del dolce natalizio, ma in realtà si tratta di un'usanza che ha una lunga storia.
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All'inizio di febbraio, passeggiando per Milano, non è strano, nelle vetrine di pasticcerie, panetterie e gastronomie, trovare panettoni in vendita con forti sconti (per la verità, la tradizione imporrebbe di vendere due panettoni al prezzo di uno, ma non tutti la rispettano).
Banale tentativo di liberarsi degli avanzi del dolce natalizio per eccellenza, diranno i più. Niente di più errato, infatti si tratta di un'usanza ben radicata nel territorio milanese: quella di mangiare il panettone il 3 febbraio, giorno di San Biagio. Ma perché si usa così?
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Biagio nacque a Sebaste, in Armenia, sul finire del III secolo dopo Cristo. Studiò medicina e intraprese la professione di medico, e medico sarebbe morto, se la popolazione della sua città non lo avesse voluto come vescovo, nonostante non fosse né consacrato né ordinato. Un po' come Ambrogio, anche Biagio non volle accettare subito la carica a cui il popolo lo spingeva. Dopo un periodo però si fece convincere e assunse il ministero, non dimenticando però la sua vera natura. Cominciò così a compiere i suoi doveri vescovili, accompagnandoli con gli altrettanto importanti doveri di medico. Il neo vescovo curava le anime del suo gregge ma spesso, in maniera più terrena, ne curava anche i corpi.


Un giorno una madre disperata corse al suo cospetto. Suo figlio aveva mangiato del pesce, una lisca gli si era conficcata in gola e ora stava soffocando. Biagio non perse tempo e corse al capezzale del giovane. L'istinto di medico ebbe presto il sopravvento e Biagio, invece di perdersi in inutili benedizioni e unzioni, prese un pezzo di pane e lo fece inghiottire al ragazzo. La mollica portò con sé la lisca e il figlio della disperata signora riprese a respirare normalmente. Con un metodo che aveva ben poco di miracoloso, Biagio aveva salvato una vita, come probabilmente aveva fatto spesso in passato e come, altrettanto probabilmente, avrebbe continuato a fare in futuro. Ma, vuoi perché come vescovo Biagio era già in odore di santità, vuoi perché, per sottintendere ai doveri dell'abito che indossava, prima di far ingoiare la mollica al ragazzo l'aveva benedetta facendogli il segno della croce, la fortunata madre cominciò a gridare al miracolo. Biagio ovviamente minimizzò e tornò ai suoi doveri. Ma notizie eccezionali come un miracolo fanno presto a passare di bocca in bocca e a diffondersi a macchia d'olio fra tutto il popolo. E presto giunsero alle orecchie sbagliate, quelle di Agricola, prefetto di Diocleziano per l'Armenia. Agricola non apprezzava che la fama di un qualunque vescovo si accrescesse così a dismisura e decise, con una scusa, di convocare il vescovo Biagio. Trovandoselo davanti, non si sa perché, Agricola decise che era meglio eliminarlo per evitare che il popolo ne facesse un santo. Detto, fatto, lo fece scorticare con pettini da cardatori e poi decapitare.
Come altri prima di lui, anche Agricola fece male i suoi conti. Biagio a breve divenne un martire e poi un santo, il Santo protettore dei cardatori e dei materassai (onore dovuto allo strumento che era stato usato per martirizzarlo). In più, in ricordo dell'episodio del bambino e della lisca di pesce, il 3 febbraio, giorno della festa di San Biagio, si usa mangiare del pane benedetto e farsi benedire la gola toccandola con due candele incrociate. Questo però non spiega come la storia di Biagio si leghi a Milano e al suo più rappresentativo dolce. Biagio non era mai passato dalla nostra città, eppure proprio a Milano la sua festa ha una così strana connotazione. Facciamo allora un salto avanti nel tempo rispetto all'epoca in cui visse Biagio.

Il panettone è già stato inventato e a Milano tutti usano prepararlo per le feste natalizie. Prima di Natale una donna si reca da Frate Desiderio per far benedire un panettone che ha preparato per la famiglia. Desiderio, che è sempre molto occupato, dice alla donna di lasciargli il dolce per qualche giorno e poi di passare a ritirarlo, lui si occuperà di benedirlo non appena troverà il tempo. I giorni trascorrono lenti e la donna si dimentica di ripassare dal frate per il suo panettone. Desiderio invece non si dimentica affatto del panettone e, ogni volta che passa davanti al cantuccio della canonica dove lo ha appoggiato, ne stacca un pezzettino e lo mangia.


Sbocconcella oggi, sbocconcella domani tutto ciò che resta del panettone è l'involucro vuoto. Quando Desiderio si accorge di aver mangiato tutto il panettone della povera donna si dispera. I sensi di colpa lo assalgono e Desiderio spera che la donna si sia dimenticata per sempre del suo panettone e non torni più a reclamarlo. Altri giorni passano e sembra che il desiderio del frate si sia avverato, quando, il 3 febbraio, la donna si ripresenta per avere indietro il suo panettone benedetto. Desiderio va allora nell'angolo dove giaceva ancora l'involucro del panettone inesorabilmente vuoto e, stupore, la carta è gonfia e piena di un panettone grosso il doppio di quello che la donna aveva lasciato al frate. Miracolo! Era sicuramente merito di San Biagio.

Il Natale dell'anno successivo molti milanesi portarono a Desiderio i loro panettoni da benedire, sperando di vederli moltiplicati. Ma i miracoli non operano così, quindi Desiderio si limitò a benedire tutti i panettoni assieme e poi consigliò caldamente ai milanesi di avanzarne una parte da consumare il 3 febbraio, in sostituzione del pane benedetto. Negli anni l'usanza si radicò nel sostrato cittadino e anche se oggi non si usa più farli benedire, in ogni casa di Milano, la mattina del 3 febbraio, a colazione, per proteggere la gola dai malanni stagionali, si scarta un bel panettone, magari comprato con lo sconto in uno dei tanti negozi della città.

(art. tratto da Milano-Corriere)
di Francesca Belotti e Gian Luca Margheriti
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e Voi, milanesi che mi seguite,  lo avete avanzato o comprato il panettone per oggi ?