COME PRIMA COSA....AUGURI A TUTTI GLI ANTONIO, LE ANTONIA...ALIAS NINO, NINA, ecc ecc....(AUGURI NINETTAAAAA SICULA ED A MIO MARITO ANTONIO - detto Nino)
e poi :
mi sono incuriosita nel voler conoscere il perchè della tradizione dei "famosi falò" che in tante parti d'Italia,anche qui in Brianza, vengono accesi nella notte del
17 GENNAIO
Ecco cosa ho trovato e se Vi va di documentarVi...accomodateVi...:-)
Il fuoco di Sant’Antonio
Sant’Antonio abate essendo padrone del fuoco, è stato considerato guaritore dell’ herpes zoster, chiamato “fuoco di Sant’ Antonio”. Nella notte tra il 16 e il 17 gennaio, si faceva festa, bruciando grandi castagne di legna, dette, appunto, i “falò di Sant’Antonio”. Le ceneri, chiuse in sacchetti tenuti nelle tasche degli abiti servivano come amuleti: tenevano lontano le malattie e le persone portatrici di guai. Ancora oggi a Bereguardo (Padova) il falò di Sant’Antonio è acceso su sagrato della chiesa.
Sant’Antonio Abate in Sicilia: credenze e cerimonie tradizionali
di Ignazio Buttitta
A dispetto di chi ha recentemente ribadito la più volte annunziata morte della cultura tradizionale, stigmatizzato i tentativi di riesumarne i resti e spiegato agli ultimi sedicenti folkloristi che era ora di cambiare l’oggetto delle loro ricerche, esistono vaste aree della Penisola italiana e delle sue Isole maggiori ove permangono ben radicate e vitali usanze, credenze, e pratiche cerimoniali di palese tradizione agro-pastorale. Ciò può certamente dirsi, in Sicilia, per sant’Antonio Abate. Il 17 gennaio, giorno a lui dedicato e che segna l’apertura del periodo carnevalesco, è tradizione ampiamente diffusa quella di impartire una benedizione collettiva agli animali, in particolare bestie da soma, radunati la mattina della festa sul sagrato delle chiese. Questo rito ha però perduto oggi alcuni dei connotati tradizionali, in relazione alla progressiva scomparsa degli animali dall’economia contadina. Così che in alcuni casi si osserva la benedizione di cani, gatti e altri animali da compagnia.
In provincia di Palermo, a Mezzojuso, il rito della benedizione degli animali si svolge tuttora la mattina del 17. Quei pochi animali, prevalentemente muli, che ancora rimangono, sfilano davanti alla statua di sant’Antonio esposta dinanzi all’ingresso laterale della chiesa, ricevendo la benedizione del sacerdote. Non diversamente a Burgio il giorno del Santo, intorno alle 12.00, si effettua la benedizione degli animali. Il sacerdote, dopo avere celebrato la messa, esce sul sagrato dove sono raccolti i fedeli e le loro bestie e li benedice con l’aspersorio dopo avere brevemente ricordato la predilezione del Santo per gli animali. La gran parte dei presenti è rappresentata da bambini e ragazzi con cani al guinzaglio. Si osserva pochi cavalli e muli. In passato, alla celebrazione che aveva inizio alle 8.00, erano condotte numerose bestie da soma caricate di fieno che veniva anch’esso benedetto. Fra le tradizioni scomparse si ricorda quella di allevare un porco, detto appunto di sant’Antonio, che si lasciava circolare liberamente per le vie del paese e veniva poi macellato in occasione della festa. Anche a Sant’Angelo Muxaro fino a qualche anno fa si allevavano due maiali che erano lasciati liberi di girare per le vie del paese e venivano nutriti dalla popolazione. Nessuno li toccava, perché toccandoli si sarebbe profanato il Santo. I maiali di sant’Antonio venivano macellati il giorno della festa e la carne era comprata all’asta dai fedeli.
Pitrè ricordava che in Sicilia, oltre a quello sugli animali, «un altro protettorato ha San Antonio: quello del fuoco». E tutt’oggi il Santo Abate è tradizionalmente celebrato con processioni di torce e accensioni di falò accesi, in genere, la vigilia in molti centri dell’isola.
LA FESTA DI SANT'ANTONIO
I Colonnellesi sono sempre stati molto devoti a Sant'Antonio. Questo particolare affetto per il Santo era in parte interessato. Infatti Sant'Antonio era il protettore degli animali e di tutti gli addetti alla stalla e qualche anno fa, a Colonnella, tutti erano occupati in agricoltura e quindi tutti avevano a che fare con gli animali e il loro protettore.
Oggi la festa di Sant'Antonio è quasi dimenticata,ma fino agli anni '50 stata ben viva tra i colonnellesi.
Il Santo si festeggia il 17 gennaio. La sera precedente si usava accendere, all'aperto, dei grandi falò detti in dialetto "li fochere".
Il giorno successivo gli uomini si recavano in chiesa di buon mattino per confessarsi e comunicarsi.Poi nel pomeriggio i giovani, a gruppi di quattro o cinque, usavano recarsi nelle case del paese per cantare il "Sant'Antonio" e ricevere in cambio doni ... commestibili.
Tra i giovani del gruppo ce n'erano sempre due mascherati da Sant'Antonio e da Diavolo. A sera, al termine della questua, i cantori consumavano tra canti e risate tutti i doni ricevuti.
Qui di seguito i versi di uno dei canti di Sant'Antonio.
Buono sera miei signori
Diamo o voi il nostro augurio.
Apprestatevi a far dono
per omaggio a Sant'Antonio.
Evviva Sant'Antonio,
nostro caro gran Santo,
che i miracoli ogni momento
ha sparso per tutto il mondo.
Evviva Sont'Antonio,
noi ringraziamo ognora.
Evviva Sant'Antonio,
perchè tu sei il protettor.
Evviva Sant'Antonio,
nostro caro gran Santo.
che i miracoli ogni momento
ha sparso per tutto il mondo.
Evviva Sant'Antonio,
noi ringraziamo ognora.
Evviva Sant'Antonio,
arrivederci l'anno che vien
Tradizioni Celtiche in Umbria
di Andrea Romanazzi
Un’altra antica reminiscenza celtica , poi oscurata ancora una volta dalla religione cristiana e’ senz’altro la figura maschile del Dio Lug! Ancora oggi , In molti paesi della Puglia, e non solo , vi e’ la tradizione di accendere , in onore di sant’ Antonio, grandi falo’ di origine pagana e in particolare celtica. Sant’Antonio fu un anacoreta egiziano del III-IV sec. , asceta e mistico. Quando i crociati trasferirono le spoglie del Santo in occidente e in particolare ad Arles, in Francia meridionale, il suo culto si diffuse a macchia d’olio, ma proprio nella sua veloce diffusione il culto del santo si scontro’ con il culto pagano di una antica divinita’ celtica, quella del dio Lug, rappresentato come un giovane che reggeva un cinghiale, animale particolarmente sacro al "popolo della quercia". Il dio Lug era una delle divinita’ piu’ importante dell’ "olimpo" celtico, come dimostrato da numerosi toponimi di molte citta’ come LUGano, LUGo, Lione. Ebbene, ancora una volta, con una intensa opera di sincretismo, Sant’ Antonio fu associato e sovrapposto al culto preesistente. Secondo la storica Riemscheider gli attributi di sant’Antonio sarebbero stati proprio ripresi dal dio celtico , infatti divenne guardiano dell’inferno come lo era Lug e dispensatore di fuoco agli uomini (e da qui la tradizione dei falo’) .
La Chiesa, ingentili’ il cinghiale trasformandolo in un maialino con un campanello al collo dal quale il santo era sempre seguito, dicendo che era un diavolo ammansito dal santo. Del resto il cinghiale , ancora simbolo dei riti pagani delle "foreste" ben si prestava ad esempio di conversione legata al santo. Anche la campanella del maialino sarebbe un simbolo di vita e di morte, secondo la cultura celtica , infatti la campana rappresenta l’utero della dea madre, di cui Lug era figlio. Una piccola curiosita’, Sant’Antonio era il protettore dei fabbricanti di spazzole, che nell’antichita’ si facevano proprio con le setole di maiale.
Celebrata il 17 gennaio, la sua festa era una delle ricorrenze
più sentite nel mondo contadino
Antonio abate, un santo di tradizione celtica
I riti a lui connessi si richiamano in modo profondo
alle credenze pre-cristiane
di Elena Percivaldi
La festa di Sant'Antonio abate, celebrata ogni anno il 17 gennaio, era in passato una delle ricorrenze più sentite nelle comunità contadine. Anche oggi è piuttosto diffusa, soprattutto nelle zone rurali e nei paesi della provincia dove le tradizioni sono molto più radicate che nelle grandi città.Nella cultura popolare, Sant'Antonio abate veniva raffigurato con accanto un porcellino; i contadini, per distinguerlo dall'altro Antonio, quello comunemente detto da Padova (e che invece è di Lisbona), lo chiamavano infatti Sant'Antoni del purscell; spesso era rappresentato con lingue di fuoco ai piedi e aveva in mano un bastone alla cui estremità era appeso un campanellino; sul suo abito spiccava il tau , croce egiziana a forma di "T", simbolo della vita e della vittoria contro le epidemie - cosa a cui sembra alludere anche il campanello, che era utilizzato appunto per segnalare l'arrivo dei malati contagiosi. Malgrado tutte queste connotazioni "agresti" attribuitegli da una tradizione secolare, in realtà Antonio aveva poco o nulla a che fare col mondo contadino: era infatti un eremita ed un asceta tra i più rigorosi nella storia del Cristianesimo antico.
La festa di Sant'Antonio è ancora oggi molto viva in Brianza,
(Falo' di s.Antonio a Vimercate)
dove la si celebra tra frittelle e vino brûlé, e soprattutto tra i falò. Antonio infatti era considerato il patrono del fuoco; secondo alcuni i riti attorno alla sua figura testimoniano un forte legame con le culture precristiane, soprattutto quella celtica e druidica. E' nota infatti l'importanza che rivestiva presso i Celti il rituale legato al fuoco come elemento beneaugurante, ad esempio in occasione delle feste di Beltaine e di Imbolc: quest'ultima ricorrenza, che veniva celebrata il primo febbraio, salutava la fine ormai prossima dell'inverno e il ritorno imminente allungarsi e della bella stagione, con le giornate che iniziano ad allungarsi. Una festa, dunque, di origini antichissime, festeggiare la quale significava e significa, ogni anno, scatenare le forze positive e, grazie all'elemento apotropaico del fuoco, sconfiggere il male e le malattie sempre in agguato.Una festa di buon auspicio per il futuro e all'insegna dell'allegria: in passato, ma anche oggi.
falò a Concorezzo
falò a Varese
Toscana terra di fuochi
Nei mesi di dicembre e gennaio si accendono magici falò in Lunigiana. Il 5 dicembre si celebrano con enormi fuochi il santo patrono San Nicolò a Villafranca; il 16 gennaio a Filattiera si accendono i fuochi per festeggiare Sant’Antonio, al quale segue un antico rituale che prevede di portare un tizzone ardente, una sorta di benedizione, all’interno della stalla per preservare i propri animali da malattie.
RIASSUMENDO :
Celebrata il 17 gennaio,
la sua festa era ed è una delle ricorrenze
più sentite nel mondo contadino, proprio per la benedizione degli animali.
Antonio abate, era un santo di tradizione celtica
e tutti i riti a lui connessi richiamano alle credenze pre-cristiane
p.s. La maggior parte di coloro che si chiamano ANTONIO/ANTONIA festeggiano S. ANTONIO DA PADOVA che viene festeggiato il 13 giugno.