Ho avuto l'onore ed il piacere di stilare la prefazione di questo volume che l'amica Rosy Pozzi ha pubblicato con la casa editrice Etabeta ps,
Nel volume sono raggruppate tutte le emozioni che in dieci anni trascorsi per metà dell'anno in Kenya sono scaturite dall'animo e dal cuore di Rosy.
Emozioni dunque in poesia, in pittura ed in fotografia!
Non mi è stato difficile entrare nel Suo mondo che in fondo ammiro tanto ed allora lascio a Voi la lettura della recensione, senza prima dirVi che il volume è acquistabile presso la stessa Rosy e che il ricavato, insieme al gemello nato in contemporanea.....sarà devoluto all'orfanotrofio qui sotto indicato.
Un volume dunque solidale che aspetta di essere acquistato, che entusiasmerà Voi non solo per la lettura ma anche per aver fatto un gesto solidale.
DI TRACCE E SOLCHI
Prefazione “DI TRACCE E SOLCHI” di Carla Colombo
(dedicata al titolo
della silloge)
Ho tracciato dentro di me rughe profonde
Sopra il labbro la ragnatela dell’età
È sempre più fitta.
Grande regalo la voglia di esserci!
Con la leggerezza
della penombra
La sera rivedo i solchi tracciati
Nei rivoli asciutti del ruscello
Che costeggiava il bosco
Incantato della mia gioventù.
Carla
Colombo, 15 maggio 2021
Mi è stato chiesto dalla stessa autrice, Rosy Pozzi, se le avessi fatto il favore di stilare la prefazione per questa sua silloge ma, non conoscendo nulla del suo tanto amato Kenya, ho avuto un attimo di esitazione ma poi ho deciso che mi sarei limitata a considerare in primis il lavoro espressivo sviluppato fra le pagine.
“Nel linguaggio comune, mal d'Africa si riferisce alla sensazione di nostalgia di chi ha visitato l'Africa e desidera tornarci”.
Si spiega così il
desiderio sempre impellente che Rosy ed Angelo provano e che li spinge a
tornare ogni anno con l’entusiasmo che sempre è costante, mai si affievolisce e
che viene ritrovato e rinnovato sempre di più quando arrivano alla meta.
Il loro “mal di Kenya” è palpabile ed il Kenya, di riscontro, li
accoglie sempre come fa una madre,
“sempre a braccia aperte”.
Quando nel marzo 2020,
ahimè, la pandemia imperversava, loro erano là, in Kenya e per alcuni mesi hanno vissuto l’angoscia del difficile
rientro in Italia, che hanno dovuto per ragioni di forza maggiore prolungare.
Nonostante appunto il disagio misto a preoccupazione provato e vissuto,
quest’anno sono ritornati con la voglia di fare sempre di più.
L’energia di Rosy Pozzi
si è sviluppata in un nuovo progetto solidale che è la nascita di questa
silloge dal titolo significativo ed evocativo: “Di tracce e solchi”.
La silloge propone una
raccolta di immagini di dipinti e di scritti poetici della stessa Rosy, il
tutto corredato da citazioni, riferimenti e notizie relative sempre al Kenya.
Non vorrei peccare di
presunzione parlando del Kenya, non l’ho mai visitato e, solo per sentito dire,
so che il paesaggio cambia continuamente a distanza di pochi chilometri, così
come cambiano i colori, i profumi e gli animali.
Normale è vedere
branchi di elefanti, zebre, giraffe, bufali, antilopi e gazzelle, ma come
dicevo non ho la presunzione di sapere e mi limito a dire che non nascondo un po’ di sana invidia per
queste loro (di Rosy ed Angelo) trasferte e non nascondo neppure che quando
vedo postate su facebook immagini stupende dell’oceano, della spiaggia bianca
baciata dal tramonto infuocato, dei colori dell’interno così puliti e vigorosi,
la voglia di volare appunto in quelle zone mi prende, ma poi torno con i piedi
per terra alla normalità che è quella del vivere quotidiano, che non sempre ti
permette di fare ciò che vorresti.
La mia arte, come
l’arte in generale, ha bisogno di nutrimento che solo le emozioni possono
foraggiare e quindi cosa c’è di meglio del
visitare posti nuovi, conoscere culture diverse, assaporare ciò che il
nuovo propone sempre?
Non a caso Rosy, ha
fatto proprie tutte le sfaccettature che il Kenya offre ed in questo ultimo
periodo non le è mancata la voglia di farsi coinvolgere dai colori, dalla
pittura, mezzo espressivo per eccellenza per quanto riguarda la raffigurazione
di scenografia naturale.
Ecco che allora i
colori dello splendido paradiso terrestre vengono raccolti a piene mani, a
pieno cuore e traslati su supporti occasionali o riciclati.
Non basta una tavola di
legno ritrovata per caso, un ramo abbandonato sulla spiaggia ed adagiato in un
vaso a “mo’ di scultura”, Rosy va alla ricerca di supporti naturali
impensabili, come le gigantesche foglie di non so quale albero, ma sicuramente
di uno immenso (considerando la dimensione della stessa foglia). Debitamente
essicate le dipinge con l’emozione del momento, spesso ritraendo la sagoma
della sua figura (riconoscibile dai capelli corti color della neve) avvolta in
momenti di pace e serenità, baciata dalla luna o dal sole. Le foglie giganti
vengo quindi impreziosite da colori che vibrano proprio come lo sono i colori
del Kenya tanto accoglienti e solari, gli stessi colori riportati sulla
bandiera adottata il 12 dicembre 1963 dal Kenya African Ntional Union che ha un
significato ben preciso:
Il colore nero rappresenta il popolo, il rosso è il
sangue versato durante la lotta per l'indipendenza ed il verde per il paesaggio
del paese e la ricchezza naturale, l'interzato bianco è stato aggiunto in seguito
per simboleggiare la pace e l'onestà. Lo scudo maasai tradizionale nero, rosso
e bianco e due lance simboleggiano la difesa di tutte le cose sopra menzionate.
Il colore nero simboleggia tutta la popolazione del Kenya, poiché il nero non è
un colore ma l'assenza di colore o il completo assorbimento della luce
visibile. Ciò significa che il nero indica tutto il popolo del Kenya e non
necessariamente la comunità nera. Un significato
che raccoglie tutto ciò che è l’essenza del Kenya.
Figure di maasai dai vestiti sgargianti e con la lancia in mano, mare e spiaggia al tramonto o all’alba e sagome di animali della savana sono i soggetti principali del suo pintare.
Con i colori così
riferenti dunque al Kenya, Rosy utilizza come supporto alla sua pittura anche
la pietra ollare che, e qui è il contrasto, si tratta di un materiale scuro,
naturale, che viene estratto in Val Chiavenna e Val Malenco, in Val d’Ossola,
ed Engadina ed essendo Rosy di origini “montanare” ecco che unisce un materiale
delle sue montagne valtellinesi con l’oceano indiano.
Con la tecnica
dell’acrilico e della tempera nascono così numerose espressioni pittoriche che
Rosy Pozzi mette a disposizione pro-Kenya, il cui ricavato lo devolverà per
aiuti concreti alla popolazione dei villaggi dell’interno.
In un contesto così florido di emozioni nascono anche, e soprattutto espressioni letterarie, che qui nella silloge possiamo leggere ed assaporare. Un dipinto ed uno scritto, uno scritto ed un dipinto, un rosario composto di granelli infiniti di stati d’animo di eterno coinvolgimento fra la terra ed il mare, tra il sole ed il cielo, ma soprattutto tra il cuore e l’anima.
Facile intuire gli
stati d’animo qui raccolti, giorno dopo giorno, in un susseguirsi di ore forse
tutte uguali ma tutte splendidamente uniche.
Centellinati sono i
momenti con la bramosia di chi non vuol perdere neppure un istante di vita.
Foglietto a portata di mano per buttare giù pensieri veloci che nascono, così,
per incanto, che poi saranno rivisti, alla sera, con la penombra della luna
sorniona.
L’autrice nei suoi
versi ha la capacità di farci percorrere le sue stesse strade di terra rossa,
ammirare lo stesso cielo che ogni mattina vede, l’oceano davanti a sé che
manifesta il carattere volubile del giorno, ci trasporta, ci accompagna e ci fa
addentrare in una conoscenza che resterebbe solo nell’immaginario di ognuno di
noi. Natura accompagnata da stati d’animo, da pensieri, da nostalgie e
melanconie che vengono sfiorate con la leggerezza di un dire pacato ed intimo.
Si ha come
l’impressione, leggendo le varie liriche, che Rosy Pozzi sia affamata di
esternazione, di rendere e gridare al mondo intero quanto lei c’è, il bisogno
di continue conferme e la voglia di farsi conoscere, come persona, ma
soprattutto come donna dedita ad un progetto che è ormai ben radicato in lei.
Sono tante le poesie e
gli scritti che Rosy Pozzi ha dedicato e dedica al suo Kenya e lo sono
altrettanto quelle che raccontano di solidarietà, di intimità, di stati
d’animo. In fondo per tutti noi il raccontarsi ha sempre bisogno di un “mezzo”
o una “scusa” per esternare - che può
essere di qualsiasi forma artistica o passionale e che ognuno di noi sa trovare
o ritrovare nel proprio animo.
Vorrei ora cogliere e
fare miei alcuni versi che ho estrapolato qua e là dalle poesie:
“Son nudi i piedi miei,
come l’anima che si stringe a te” - una dolce lode colma
di infinito amore che porge la propria nudità di essere ad una terra tanto
amata.
“Pensieri che vagano di
là della vista verso mari e villaggi, amicizie anche lontane e bisogni che
lottano col giorno” - una lettura intima di
responsabilità in quanto donna e madre.
“Aleggia tutt’intorno
un bisogno colossale, di tutte e niente da donare” - una
denuncia, un’esternazione sempre presente quanto il bisogno di “regalare
serenità” e provarla.
“Piccini fra mura crude
dentro al nulla”
- flash di occhioni neri dei bambini nei villaggi, colmi di
poco ma pieni di tutto.
“Lacrime sgorgano
pensando a tanta bellezza e a quanto anche tu ameresti il mare” - una
dedica ai bimbi locali ed un invito a tutti noi che conosciamo poco o niente
del mare.…e di tanto altro ancora!
Potrei continuare
all’infinito, ma credo sia opportuno che siate tutti Voi ad apprezzare ciò che
troverete nella silloge ed esterno dunque l’invito di inoltrarVi nella lettura
di questi versi riuscendo ad associare le parole ed i colori al paesaggio
naturale incontaminato, come se fossimo in un sogno e pensassimo per un attimo
di lasciarci andare a luoghi lontani.
Fra le righe emerge
sempre la voglia di donare, di apprezzare tutte le bellezze della natura, ma
considerare anche tutte le difficoltà che si possono trovare in un paese non
sempre generoso.
Probabilmente, ma lo dico solo come supposizione proprio perché non conosco questa terra, il Kenya sa regalare a chi, con dedizione e voglia di conoscenza, gli si avvicina con l’anima nuda e con la consapevolezza di esserci non solo da turista ma da viaggiatore leggendo nei visi che si incontrano la leggerezza che tutti noi dovremmo provare e custodire.
Vorrei chiudere questa prefazione, ricordando proprio il “mal d’Africa” che citavo all’inizio, prendendo in prestito una frase tratta da “Così parlò Zarathustra” di Nietzsche:
“Sono ore che
mi scendono lacrime, ma mi rincorrono emozioni che non riesco a fermare. Non
riesco a capirne il senso, o forse non voglio. Mi aggrappo per un attimo alle
mie convinzioni a volte la cultura è dannosa”.
In fondo, non c’è mai una partenza da un luogo che ami
e che hai radicato nel cuore, anche se non torni con la presenza, torni
comunque e sempre col cuore… e non solo.
Carla Colombo
15 maggio 2021
Un parto gemellare!!!
Lo stesso giorn0 è nato anche DI SOLCHI E TRACCE e vale tutto ciò che ho detto qui sopra pe quanto riguarda l'acquisto e la solidarietà.