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27 aprile 2010

VELOCEMENTE - piccolo scritto.



..della serie, non sempre tutto quel che luccica...
o meglio... come avrei voluto che fosse, ma oggi
 (anniversario della sua scomparsa)
sento che, comunque, mi manca...mi manca...
a te...


(foto - http://images.google.it/)



Tu eri il vento


Freddo,
pesante,
inerte
è sasso
il vuoto che mi assale.

Fragile,
debole,
smunta
è argilla
l’essenza della mia anima.

Tu eri
il vento forte
ed io
il filo d’erba.



la tua Carla

25 aprile 2010

OPERE DEL MESE : APRILE

Terminata venerdi 23 aprile



OPERA : EVANESCENZA 
(ricordo di un attimo a Montevecchia)
olio su tela
dim. cm. 80x30 - aprile 2010



STORIA DI MONTEVECCHIA





Qualcuno  anni fa, innamoratosi di questo paese, soprannominò Montevecchia come : LA PERLA DELLA BRIANZA.
Questo probabilmente perchè ignorava la sua storia, altrimenti la avrebbe soprannominata : "LA PERLA DELLA LOMBARDIA".
Montevecchia è infatti la prima collina per chi arriva dalla pianura padana ed ha sempre avuto un ruolo determinante nella storia dei popoli che vi si sono insediati. Inoltre la caratteristica di aver mantenuto il 70% del suo territorio a verde e boschi ha contribuito a conservare inalterate queste straordinarie testimonianze, che la rendono unica in tutta la Regione Lombardia.
Per necessità di spazio accenneremo soltanto a particolari momenti storici, rimandando ad altri momenti ulteriori approfondimenti.
MONTEVECCHIA PREISTORICA


LE GLACIAZIONI

Le glaciazioni sono dei particolari periodi della storia del mondo in cui , per fenomeni complessi ancora oggetto di studio,vi sono stati lunghi periodi di cambiamenti climatici. Le ultime due glaciazioni ( del "RIZZ" e del "WURM" , rispettivamente 250.000 e 75.000 anni fa ) hanno completamente coperto di ghiaccio tutta l'Europa per migliaia di anni.
I ghiacciai scendendo dal nord hanno ricoperto interamente l'attuale Lecco e scendendo sono arrivati alle porte di Milano .
Tuttavia per un curioso fenomeno hanno lasciato Montevecchia , la Valle del Curone e la Valle S.Croce intatte e senza ghiacci ( almeno nelle 2 ultime glaciazioni).
Questo fenomeno è dovuto al fatto che Montevecchia fa parte di un costone roccioso che termina a Nord nel Monte Barro e nel S. Genesio. Queste due "montagne" sono per casualità, orientate perfettamente sull'asse Nord-SUD.,
Ciò ha fatto sì che i ghiacciai scendendo da Lecco arrivati di fronte al S. Genesio ( alto circa 1.000 metri ) si spaccassero in due e scendendo verso sud si ricongiungessero verso Osnago, lasciando Montevecchia e le sue Valli nel verde.
Chiunque abbia scritto in passato che Montevecchia era una collina "MORENICA" ( cioè composta da detriti di sassi portati dai ghiacciai ) si sbagliava di grosso. Tra l'altro chiunque , anche senza essere un geologo basta che vada su in Alta collina e veda affiorare roccia viva e non sassi alluvionali, come invece si trovano ad Osnago, Merate, Robbiate ecc. Un'altra verifica la si può avere andando in Alta Collina lungo la strada paronamica che porta a Sirtori e dopo la località "Deserto" si ha un bello scorcio visivo sulle due valli ( S. Croce e del Curone) dove si vede in maniera inequivocabile che entrambi hanno una conformazione a " V " , tipica delle valli formatasi da "fiumi". Se vi fossero penetrati i ghiacciai avrebbero avuto una forma a " U " tipica di tante valli tipo "Valtellina" o dello stesso corso dell'Adda. I ghiacciai infatti durante il loro avanzamento, ed il loro ritiro graffiavano le pareti delle valle su cui passavano erodendole e modificandone la forma.
Circa 60.000 anni fa dall'Europa sono arrivati tribù della specie "Homo di Neanderthal" e Montevecchia era ( come abbiamo appena visto ) il primo triangolo verde in mezzo a tanta desolazione.
Pertanto è logico che qui si insediarono in quanto insieme al verde ed all'acqua trovarono anche la selvaggina e della "SELCE" di ottima qualità.
In località "barbabella", vicino alla "FORNACE" in piena Valle del Curone sono stati trovati i resti di due accampamenti .Il primo dell'homo di Neanderthal di 62.000 a.c. e l'altro dell'uomo Sapiens Sapiens di oltre 30.000 a.c.
Quest'ultimo è pertanto il PIU' ANTICO INSEDIAMENTO UMANO DI TUTTA LA LOMBARDIA.


CONSIGLI PER I TURISTI "DELLA DOMENICA


"Montevecchia è la prima collina che si incontra venendo da Milano. Questo, unito alla presenza del Parco Regionale, la fa una meta molto ambita dal cosidetto "turismo domenicale". Pur essendoci molti posti belli ed interessanti da visitare, la maggior parte dei turisti si reca sulla sommità della collina.

La bellezza dei luoghi purtroppo impallidisce di fronte ai soliti problemi dei parcheggi, che sono totalmente insufficienti a contenere l'enorme flusso di macchine che si concentra sempre alla domenica pomeriggio.

Si consiglia pertanto di lasciare la macchina negli ampi parcheggi di via degli artigiani..incamminarsi a piedi portandosi verso il semaforo delle "quattro strade" ed inerpicarsi lungo il sentiero "dell'oliva" da cui si gode uno dei paesaggi più belli della Brianza.

Nelle giornate limpide si può vedere quasi tutta la pianura padana..sino agli appennini liguri.

La leggera fatica incontrata in questa salita , è ampiamente compensata sia da un sano rapporto con la natura sia dalla mancanza dell'immancabile multa dovuta a parcheggi forzati in duplice fila.





una mia opera risalente al 2005



opera : Montevecchia in autunno
olio a spatola su tela
dim. cm. 50x40 - anno 2005

24 aprile 2010

25 APRILE - FESTA DELLA LIBERAZIONE




25 APRILE

Festa della Liberazione



Il 10 luglio 1943 gli Alleati sbarcavano in Sicilia al comando del generale George Patton.
Era l’inizio della liberazione d’Italia, come disse il generale Eisenhower, per “ristorare l’Italia come nazione libera”.
Tutto cominciò con la presa di Pantelleria, poi, nell’arco di un mese, le forze anglo-americane liberarono l’intera isola, giungendo a Messina il 17 agosto.
Il 3 settembre l’ottava armata inglese di Montgomery sbarcava in Calabria, sei giorni dopo gli americani al comando del generale Clark prendevano terra a Salerno.
Il 1° ottobre Napoli viene liberata, ma la linea Gustav, all’altezza di Montecassino, blocca l’avanzata alleata fino alla primavera del ‘44.
A giugno l’avanzata alleata libera Roma, ma è ancora arrestata dal secondo poderoso baluardo difensivo tedesco, la linea Gotica.
Solo nella primavera del ‘45 la linea cade, la Toscana è libera e le truppe alleate irrompono nel Nord Italia.
Il 21 aprile le truppe del generale Alexander entrano a Bologna, nei giorni successivi gli Alleati raggiungono Milano, Genova, Venezia.
E trovano le città già liberate dalle truppe partigiane del Comitato di Liberazione Nazionale.
Nelle città la popolazione insorge contro le truppe d’occupazione nazista e contro i fiancheggiatori fascisti.
I tedeschi sono in rotta verso i valichi alpini e a Dongo, sul lago di Como, Mussolini viene catturato dai partigiani.
Una ventina di righe servono solo a ricordare la cronaca della Campagna d’Italia, ma non rendono conto delle sofferenze e dei dolori patiti in quegli anni dalla popolazione civile.
Il 25 aprile è la Festa della Liberazione: ricordiamoci che uomini e donne di tutte le età sono morti allora, per garantirci i diritti democratici dei quali oggi godiamo.
Grazie a loro.














( IMMAGINI DI REPORTORIO RICAVATE SU INTERNET IN INSERIMENTI VARI)


TUTTO ma proprio tutto qui :


POESIA SULLA RESISTENZA

Aprile 1945

Ecco, la guerra è finita.
Si è fatto silenzio sull’Europa.
E sui mari intorno ricominciano di notte a navigare i lumi.
Dal letto dove sono disteso posso finalmente guardare le stelle.
Come siamo felici.
A metà del pranzo la mamma si è messa improvvisamente a piangere per la gioia,
nessuno era più capace di andare avanti a parlare.
Che da stasera la gente ricominci a essere buona?
Spari di gioia per le vie, finestre accese a sterminio,
tutti sono diventati pazzi, ridono, si abbracciano,
i più duri tipi dicono strane parole dimenticate.
Felicità su tutto il mondo è pace!
Infatti quante cose orribili passate per sempre.
Non udremo più misteriosi schianti nella notte
che gelano il sangue e al rombo ansimante dei motori
le case non saranno mai più cosi ‘ immobili e nere.
Non arriveranno più piccoli biglietti colorati con sentenze fatali,
Non più al davanzale per ore, mesi, anni, aspettando lui che ritorni.
Non più le Moire lanciate sul mondo a prendere uno
qua uno là senza preavviso, e sentirle perennemente nell'aria,
notte e dì, capricciose tiranne.
Non più, non più, ecco tutto;
Dio come siamo felici

D. Buzzati

25 Aprile 1945

Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.

Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.

Ma soltanto col silenzio del torturati
Più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.

Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA.

Pietro Calamandrei

25 Aprile

L’importante è non rompere lo stelo
della ginestra che protende
oltre la siepe dei giorni il suo fiore
C’é un fremito antico in noi
che credemmo nella voce del cuore
piantando alberi della libertà
sulle pietre arse e sulle croci
Oggi non osiamo alzare bandiere
alziamo solo stinti medaglieri
ricamati di timide stelle dorate
come il pudore delle primule:
noi che viviamo ancora di leggende
incise sulla pelle umiliata
dalla vigliaccheria degli immemori
Quando fummo nel sole
e la giovinezza fioriva
come il seme nella zolla
sfidammo cantando l’infinito
con un senso dell’Eterno
e con mani colme di storia
consapevoli del prezzo pagato
Sentivamo il domani sulle ferite
e un sogno impalpabile di pace
immenso come il profumo del pane
E sui monti che videro il nostro passo
colmo di lacrime e fatica
non resti dissecato
quel fiore che si nutrì di sangue
e di rugiada in un aprile stupendo
quando il mondo trattenne il respiro
davanti al vento della libertà
portato dai figli della Resistenza.

Giuseppe Bartoli

Uomo del Mio Tempo

Sei ancora quello della pietra e della fionda;
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
-t'ho visto- dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T'ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
quando il fratello disse all'altro fratello:
“;Andiamo ai campi!”. E quell'eco fredda, tenace
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.

Salvatore Quasimodo

Ad Un Partigiano Caduto

la strada che conduce
a quei giorni lontani di smeraldo
dove sostammo come creduli ragazzi
a creare coi sogni nelle vene
fantasie di speranze e di parole
fra pugni di “canaglie in armi”
Forse potrei dimenticare il giogo
che mi lega all’arco dei rimpianti
se soltanto le voci dei compagni
tornassero a cantare
come quando la vita dilagava
e tu portavi alla gioia di tutti
il tuo sorriso di fanciullo
e la forza serena dei tuoi occhi
Ma anche se il tempo non ricama
che fili d’ombra sulla memoria
e il tormento di quel assurdo giorno
quando attoniti restammo
davanti alla pietà della tua forca
è pur sempre l’ora della tua lotta
del tuo caldo vento di libertà
immenso come grembi di colombe
in volo fra fiori d’acquadiluna
Tu solo amico adesso
puoi scegliere i ritorni
e dirci ancora
col battito delle tue ali
le bellezze della vita
e le dolci innocenze della morte.

Giuseppe Bartoli


I Martiri della Libertà

I frutti della libertà, di cui ora godiamo,
furono coltivati sul nostro suolo con lunghi e mortali dolori.
Non vi è un paese straniero che non fosse pieno dei nostri esuli,
che non sedesse Italiani accorrenti a combattere per i diritti dei popoli
In Italia non vi è carcere non santificato
dei patimenti degli uomini più generosi;
non vi è palmo di terreno non bagnato dal sangue
dei martiri della libertà.
I nostri in ogni tempo protestarono morendo,
contro la tirannide che opprimeva la Patria
e spirarono fermamente convinti
che il loro sangue sarebbe stato fecondo
di libera vita ai futuri

A. Vannucci



E ora tocca
a voi battervi
gioventù del mondo;
siate intransigenti
sul dovere di amare.
Ridete di coloro
che vi parleranno di prudenza,
di convenienza, che
vi consiglieranno
di mantenere
il giusto equilibrio.

La più grande
disgrazia che vi
possa capitare
e' di non essere
utili a nessuno,
e che la vostra
vita non serva
a niente.

Raoul Follerau


Avevo Due Paure

La prima era quella di uccidere
La seconda era quella di morire
Avevo diciassette anni
Poi venne la notte del silenzio
In quel buio si scambiarono le vite
Incollati alle barricate alcuni di noi morivano d’attesa
Incollati alle barricate alcuni di noi vivevano d’attesa
Poi spuntò l’alba
Ed era il 25 Aprile

Giuseppe Colzani



Una volta che avevo diciassette anni ed ero quasi a forza partigiano
trovammo nel perlustrare una cantina due fascisti
Senza le armi son come scatole svuotate
e a noi due morti in più portavan niente
Così li aiutammo a sparire a calcinculo
Ma poi anni dopo uno lo incontrai che aveva una bambina
e mi guardò e mi disse
Ti devo la mia vita e lei
E io pensai che se avesse vinto lui la guerra
non ci saremmo stati né io né i miei due figli.

Giuseppe Colzani



Condanniamo la Guerra

Ho visto morti sconosciuti.
Sono questi che mi hanno svegliato.
Se un ignoto, un nemico diventa, morendo,
una cosa simile, se ci si arresta e si ha paura di scavarlo,
vuol dire che anche vinto il nemico è qualcuno,
che dopo averne sparso il sangue bisogna placarlo,
dare una voce a questo sangue,
giustificare chi l'ha sparso.
Guardare certi morti è umiliante.
Non sono più faccenda altrui;
non ci si sente capitati sul posto per caso.
Si ha l'impressione che lo stesso destino
che ha messo a terra quei corpi,
tenga noialtri inchiodati a vederli,
a riempircene gli occhi,
Non è paura, non è la solita vita.
Ci si sente umiliati, perchè si capisce,
- tocca con gli occhi-
che al posto del morto potremmo esserci noi:
non ci sarebbe differenza,
e se viviamo dobbiamo al cadavere imbrattato.
Per questo ogni guerra è una guerra civile:
ogni caduto somiglia a chi resta e gliene chiede ragione.

C. Pavese



Una Farfalla Di Cenere

Sarà festa grande
al taglio del maggese
per coriandoli di farfalle innamorate
libere dalle culle
dell’amore agreste
Voleranno
verso la vela
tenera del cielo
tra grida pulite
di bambini
frammenti ansiosi
d’albe serene
nati dalla brace
della carne accesa
E tornerà puntuale
il ricordo
della bimba di Bologna
che sognava
una farfalla di fiordaliso
da chiudere
nella gabbia del cuore
Vedo la sua immagine
dibattersi prigioniera
fra i rovi delle schegge
come rosa di macchia
nella siepe
Ogni anno
- per non dimenticare -
un filo di calendule d’oro
illuminerà
il sentiero di cenere
grigio
come la dolcezza
d’un settembre
Angela
non rivedrà più
gronde di luna
né si scalderà
all’abbaino del sole
con occhi
di passero sperduto
Di lei resta solo
un volo immenso
di cenere
che si posò leggero
sui suoi capelli
“come solinga
lampada di tomba”

Giuseppe Bartoli

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UN ROSA PER TUTTI LORO con il nostro grazieeee infinito !!!


acquarelli...sempre in vetro,

ricordo che sul blog http://lavostraarte.blogspot. è in EVIDENZA il poeta FRANCESCO BALDASSI DI ROMA, che regalerà a tutti coloro che lasceranno un commento entro il 30 APRILE la silloge di poesia "L'UOMO E LA SUA MINACCIA"
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e poi....desiero SUGGERIRVI :

http://olisticaedintorni.blogspot.com/

LA DOTT.SSA MARINA SALOMONE (della quale Vi ho già parlato sul blog e che tanti di Voi già conoscono) mi sta dando degli ottimi consigli per la mia EPITROCLEITE...


...e come mi piace fare ultimamente "copie dal vero, per poi rielaborare sul foglio", ho fotografato  questa splendida peonia del giardino di Leda e da Lei caricamente omaggiatami per poi riprodurla con acquarello .
 In passato la peonia era già stato il soggetto per alcuni quadri ad olio e devo dire che è sempre un fiore che mi affascina. Anche con la tecnica dell'acquarello, la peonia è sempre un bellissimo soggetto.  


è un incanto o no?

nel linguaggio dei fiori :

A questa pianta, molto diffusa in Europa anche allo stato selvatico, vennero attribuite fin dall'antichità mille virtù; oltre ad essere utilizzata come antidolorifico, si diceva che un rametto legato al collo dei pazzi li potesse curare dalla pazzia.
Plinio il vecchio ce ne parla come della pianta del dio Peone, medico degli dei a cui dovrebbe il nome.
Gli antichi miti greci narrano di come il dio Peone venne tramutato in fiore, una peonia appunto, dopo aver liberato Latona dai dolori del parto.
Per le popolazioni asiatiche, in Cina e in Giappone, la peonia (in questo caso si tratta delle peonie cinesi, molto più grandi e doppie di quelle europee) era il fiore degli imperatori, i soli che potevano coltivarlo e coglierlo.
Nel linguaggio dei fiori ha preso il significato di vergogna e timidezza, da donare all'amata ritrosa.

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ecco la mia interprezione : (non mi interessa la perfezione,
ma la mia libera estemporaneetà)







acquarelli : PEONIE IN VETRO
su carta Fabriano gr. 300
grana grossa


(lo scrivo sorridento...ma lo scrivo...tutte  le mie opere (o quasi) sono in vendita...)


23 aprile 2010

22 aprile 2010

ACQUERELLO

Troppo pesante per me lasciar passare il giorno senza apprestarmi in un lavoro artistico...ed allora, veloce veloce, ecco un acquarello spontaneo.. un rametto di glicine (questo è tempo di glicine)




GLICINE IN VETRO
dim. cm. 35.45,5
acquarello su carta Fabriano
gr. 300 - grana fine