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17 agosto 2014

Parlasco . la perla della Valsassina



La nostra gita presso il Castello di Vezio sopra Varenna della quale Vi ho già parlato qualche giorno fa è poi proseguita verso la Valsassina per visitare e conoscere il paesino di

P A R L A S C O 
 definito la "PERLA DELLA VALSASSINA"

In alta Valsassina a quota 680 mt. s/m situato all'interno del Parco delle Grigne si trova il piccolo paese di Parlasco, uno dei piu' piccoli comuni d'Italia. Arrivando lassù sembra di essere in un altro mondo, quasi di altri tempi. Caratteristico nella sua ordinata realtà di tipico paesino della mezza montagna, dove la fanno da padrone le case curatissime, alcune costruite con la pietra-sassi a vista contornate da giardini privati colmi di fuori. 
Il paese, posto sulla strada che da Cortenova porta all'Alpe Cainallo, gode di un bellissimo panorama sull'Alta Valle e merito anche delle piogge di questo periodo, il verde è addirittura esagerato...brillante e pulito.
Parlasco e' un piccolo centro in cui sono ancora vive le antiche tradizioni popolari tutt'oggi ancora coltivate con amore ed interesse. Ho notato che è servito di tutto, addirittura hanno un locale adibito  a teatro, la sed della Pro-loco,  la scuola materna ed elementare ecc ecc. .
All'imbocco del territorio di Parlasco biancheggia la chiesa di S. Antonio Abate che ha dipinti risalenti XV sec. ed altri ritenuti del bresciano Aragonio (1593).




Vi si osservano inoltre i ruderi della Rocca di Marmoro, creduta fortezza del Lasco, bandito famoso nella valle per un romanzo storico di Antonio Balbiani.


La visita a Parlasco è indubbiamente una delle più suggestive passeggiate valsassinesi, il paese, piccolo, disteso su un pianoro  ha subito poche manomissioni nel corso del tempo. Parlasco fu il luogo di controllo degli accessi alla Valsassina con la Rocca di Marmoro e quella del Portone. E proprio Parlasco fu alloggio dei Lanzichenecchi che scesero in Italia portandovi l'epidemia della peste che devastò il paese. Se ne occupò anche il Tadino, il medico milanese che sovrintendeva alla profilassi contro il morbo nelle terre del Ducato. Di proprietà degli arcivescovi di Milano, Parlasco seguì le sorti politiche valsassinesi: dei Torriani nel XII secolo fu poi dei Visconti. Ottenne statuti propri nel XIV secolo, per poi essere conquistata dal Medeghino nel XVI e divenire feudo dei Monti nel XVII secolo.


alcune foto del paese 





Parlasco è famoso anche per i suoi affreschi sulle mura delle abitazioni:

Parlasco - Un borgo affrescato
.


Il comune di Parlasco ha indetto nel 2007 un evento-concorso- "Parlasco - Un borgo affrescato"- per artisti esperti in pittura muraria. Gli artisti hanno rappresentato su 14 pareti esterne di altrettanti immobili del vecchio borgo, personaggi e/o scene descritte nel romanzo storico "Lasco, il bandito della Valsassina" dello scrittore ottocentesco Antonio Balbiani, edito nel 1871.
Fra gli  obiettivi dell'iniziativa anche quello di inserire il Comune di Parlasco nel novero dei paesi affrescati più belli d'Italia (ricordiamo tra i più noti Dozza, Arcumeggia, Orgosolo e Cibiana in Cadore), al fine di creare le condizioni per una costante e duratura crescita culturale e turistica del territorio.


ho scattato le foto agli affreschi 



















Una gita rilassante? Questo è un luogo ideale da scegliere in tutta tranquillità. 

foto di Carla Colombo




16 agosto 2014

Acquarelli : fiori

Nella mia zona dal punto di vista meteorologico questo agosto è stato un mese colmo di piogge, umidità, grandine...un mese estivo da dimenticare.
Rintanata in casa durante appunto le forti piogge, fra un lavoro di casa e l'altro, tra il cucinare e stirare, ho ripreso anche  le essenze acquerellate e sono nati questi acquerelli buttati di getto senza copiatura alcuna, istintivi. Non mi dispiacciono...anzi....


Basta un fiore 


Non bastano tanti fiori


Fiori e pensieri d'amore 

acquerelli su carta cotonata Fabriano gr. 300 . dimensioni diverse

tutte le mie opere sul sito www.artecarla.it 



13 agosto 2014

Comunicazione varie

Se passate da queste parti, per Voi pittrici e pittori, poetesse e poeti, fotografe e fotografi, nonchè creativi vari è in corso un mio nuovo progetto a chiamata mail art.
Le modalità di partecipazione :




Inoltre, potrete richiedere la vostra personale on-line sul blog




basta contattarmi al mio indirizzo mail carla_colombo@libero.it

inoltre Vi aspetto qui:


Vi lascio con 



12 agosto 2014

Corenno Plinio - suggestivo e magico angolo di quel ramo del lago.....

Se si costeggia il lago di Como sul lato Lecco, viene d'obbligo una visita presso il grazioso e piccolo centro di 
CORENNO PLINIO 
Molto suggestivo il piccolo centro si innesca fra piccole viuzze costeggiate da case quasi disabitate  che portano direttamente nel piccolo porticciolo sul lago. Una piccola insenatura permette una sosta riposante ed un bagno ristoratore riparato da occhi indiscreti, anche perchè. come dicevo, il piccolo borgo  è quasi sepre deserto. Quando lo visito  provo   sempre un certo fascino avvolgente ed il silenzio che si respira diventa una sensazione veramente piacevole. 

Corenno Plinio, frazione del Comune di Dervio, si trova sulla sponda orientale del Lario ai piedi del monte Legnoncino, adagiato su una balsa rocciosa, in posizione dominante sul centro lago.
Fin dai primi documenti medioevali il borgo è denominato Corenno oCoreno: l’origine del toponimo è ignota, probabilmente celtica, anche se in passato gli Umanisti hanno voluto scorgere la radice greca corintum, pensando ai coloni greci inviati da Giulio Cesare sul lago.
Il nome Plinio venne aggiunto solo nel 1863, dopo l’Unificazione d’Italia, per distinguerlo da altri comuni con lo stesso nome: le autorità locali scelsero di associare il nome Plinio perché si credeva che Plinio il giovane, funzionario dell’Impero Romano e scrittore nato a Como, vi avesse posseduto quella villa che “posta su una rupe dominava il lago”; i suoi palazzi sul lago si trovano in realtà più vicini a Como, probabilmente a Bellagio e a Lenno.
A Corenno è stata anche collegata una storia tragica, raccontata dallo stesso Plinio: il suicidio sul Lario di una coppia di cittadini romani che, disperati ed in preda alla vergogna per un male ignominioso dello sposo, si legarono e si gettarono assieme da uno scoglio.
Castello e Chiesa di Corenno PlinioPer comprendere la struttura del borgo medioevale (la chiesa con gli affreschi, le arche, il castello-recinto con le torri, le scalogge e il vecchio molo), è importante fare alcune annotazioni sulla comunità degli abitanti (lavicinitas o la communitas), nata dopo il primo Millennio.
E’ fondamentale risalire a questo insieme di famiglie, affrancate dal giogo del feudatario, che decidono liberamente e autonomamente di organizzarsi e  proteggere la propria identità sociale e culturale con la creazione di istituzioni e di norme raccolte nello Statuto comunale medioevale, giunto a noi nell’edizione del 1389.
A protezione e a difesa dell’identità sociale e fisica, costruiscono una fortificazione: in questo caso, il castello è una fortificazione comunitaria costruita per rifugiarvisi in caso di pericolo.
La comunità manifesta la propria identità nella fede religiosa erigendo la chiesa, che è il fulcro delle celebrazioni delle f



















Chiesa di Corenno Plinio
La chiesa parrocchiale, dedicata a san Tommaso di Canterbury, sorge lungo una via di comunicazione importante che collega Lecco con Colico attraverso la Valsassina e da Colico portava sia in Valtellina sia nei Grigioni attraverso i passi sopra Chiavenna. Si trova vicino al castello-fortificazione e quindi era probabilmente in origine una chiesa castellana come quelle di sant’Antonio abate vicino al castello di Vezio e san Leonardo vicino al castello di Orezia a Dervio, per questo motivo comunicava con la fortezza nella parte settentrionale.
Accanto al castello si era stabilita la famiglia dei conti Andreani a cui era stato infeudato il territorio, che divennero i mecenati di Corenno come succedeva nei grossi comuni di quell’epoca. Essi esercitarono un diritto di juspatronato sulla chiesa e quindi intervennero sull’evoluzione edificatoria e artistica. Il loro stemma è riprodotto a rilievo sul fronte marmoreo delle loro tombe e si ritrova ripreso su alcuni oggetti liturgici. In modo particolare è presente sopra l’affresco cinquecentesco della “Madonna in trono” sul lato meridionale. Il committente di questo affresco eseguito nell’anno 1538 è appunto Sigismondo Andreani, definito “fisicus”. Si ricorda anche un Giovanni degli Andreani “fisicus” che nel 1487 si era trasferito a Bellano.La chiesa fu edificata alla fine del XII secolo, negli anni immediatamente successivi alla morte e alla canonizzazione di san Tommaso. Il santo venne assassinato nel 1170 nella cattedrale di Canterbury dai sicari di Enrico II d’Inghilterra perché fedele al papato si opponeva alle sue ingerenze nella gestione della Chiesa locale.
corenno - stemma famiglia AndreaniIl Liber Notitiae Sanctorum Mediolani, verso il 1290 menziona una chiesa nella pieve di Dervio dedicata a San Tommaso martire morto da pochi anni. (In plebe derui, loco cortono, ecclesia sancti thome martyris). In origine la piccola chiesa legata alla famiglia del feudatario come cappella privata era anche destinata a funzioni funebri o a pratiche di devozione popolare. Le messe e i battesimi della comunità erano invece celebrati nella chiesa prepositurale di Dervio. A partire dal 1327 divenne una chiesa effettiva con un proprio cappellano, sempre legato alla famiglia Andreani. La chiesa fu riconsacrata il 3 novembre 1355.
Nel 1566 l’arcivescovo di Milano, Carlo Borromeo, nel suo progetto di riforma della chiesa ambrosiana, la trasformò in parrocchia autonoma slegandola da quella di Dervio e nominò un curato residente.
La chiesa è correttamente orientata verso est, il luogo dove sorge il sole; guadando l’altare, si ha alla sinistra il nord, ritenuto dai latini il luogo degli infedeli, verso dove si annunciava il Vangelo durante la messa prima della riforma liturgica del Vaticano II. In uno sguardo d’insieme non appare la sua antichità perché in essa si sono effettuati interventi di ristrutturazione molto rilevanti. Di origine romanica, venne ristrutturata in epoca gotica e gradualmente perse le sue caratteristiche essenziali romaniche negli elementi importanti: la facciata, la controfacciata, il presbiterio, l’abside e il campanile.
La facciata della chiesa a capanna è stata più volte manomessa, attualmente presenta un portale costruito nel 1698. Il corpo principale della navata ha conservato l’impianto originario, ma gli affreschi che si possono ammirare oggi furono nascosti per secoli a partire dal Cinquecento. Infatti, seguendo indicazioni di san Carlo Borromeo, le pareti furono più volte imbiancate come mezzo di disinfezione in periodi di pestilenza. Va rilevato che una modesta traccia dell’originaria immorsatura absidale si è conservata, presso la congiunzione con la parete laterale settentrionale, come indica anche chiaramente l’affresco dell’Epifania, che tende a curvarsi in una significativa inclinazione, prima di scomparire dietro la lesena che regge la ricaduta dell’attuale arco trionfale. È probabile che l’ampio presbiterio tardo barocco racchiuda, all’interno della sua pianta, il disegno semicircolare di un’abside romana
Tra Settecento e Ottocento la chiesa subì altri interventi: nel 1703 si ricavò una cappella laterale dedicata a san Giuseppe e un’altra dedicata alla Madonna. Quest’ultima è di stile barocco, con altare a colonne tortili in marmo nero di Varenna. Nel 1711 si eresse l’attuale campanile e si ampliò l’abside. Tra la fine Settecento e il primo Ottocento si realizzò l’altare.
Probabilmente all’origine era stata ricavata anche una cripta per la conservazione delle reliquie. Della primitiva costruzione romanica ora si possono ammirare soltanto due belle monofore nella parete verso sud; altre serie di monofore sono scomparse già in epoca gotica.
Nel 1966 un’importante opera di restauro ha portato alla luce parte degli affreschi votivi dipinti sulle pareti tra il Trecento e il Cinquecento.
Roberto Pozzi


foto di Carla Colombo
tutti i diritti sono riservati 




11 agosto 2014

"Ferite a morte" di Serena Dandini

Luisa mi ha regalato alcuni volumti.

...ed il  volume che ho terminato.

 è esattamente

"FERITE A MORTE - E SE LE VITTIME POTESSERO PARLARE"
edito Rizzoli  Ventage 


Un modo molto singolare che fa  parlare le donne vittime di femminicidio come se fossero loro stesse a raccontare la loro terribile fine.  
Violenza consumata fra le mura domestiche o in ambienti sociali facendo pagare alle donne il fatto di non essere state ai coidetti patti pretesi dai maschi mariti, compagni o ex vari 
A metà  lettura ho avuto una specie di rigetto, perchè il modo ironico con cui vengono sviluppate le storie  dalle stesse vittime , per certi versi mi ha dato un senso di fastidio, quasi  di impotenza. E' la sensazione che mi ha pervasa fino alla fine del libro che comunque, essendo molto scorrevole, si legge tutto d'un fiato. 


Buona lettura...anche se questo periodo di vacanze esige letture "diverse" 



9 agosto 2014

Le "chicche" del Castello di Vezio

Prosegue la conoscenza al CASTELLO DI VEZIO  e come promesso Vi proponendo  le "chicche" che si trovano presso il castello.

A parte la vegetazione lussureggiante e la "traversata" del paesino arrivare al castello è come giungere ad una meta preziosa.
Dopo aver acquistato il biglietto subito dopo l'entrata  a destra  si trova una  gabbia con  il primo dei rapaci che vengono addestrati dal centro che si trova proprio presso il castello .

 IL GUFO  ARTU' 


Nel cortile interno  soggiornano altri rapaci...tranquilli ed indisturbati 




Si  percorre questo breve vialetto,e  si viene affiancati  dalle scultore IN LEGNO  del maestro locale LUIGI GAMBATO 






La mia attenzione però è attratta dai "Fantasmi" - sculture  bianche in gesso realizzate ogni anno in estate grazie ai turisti che si offrono volontari mettendosi in posa dopo essere stati ricoperti di garza e gesso e rimanendo immobili per una ventina di minuti. Trascorso tale tempo gli viene sfilata la scultura che rimane nel castello fino a quando la neve invernale la distrugge. 





potrete inoltre ammirare dei totem dell'artista Sergio Pagliai ed all'interno della torre  una mostra permanente sul  Lariosauro o marino costiero.
Tutto molto interessante ed entusiasmante.

Vi indico il post precedente sul castello.
lhttp://artecarlacolombo.blogspot.it/2014/08/il-castello-di-vezio.html

Vale o non vale la pena di visitarlo? Io rispondo nuovamente SIIIII

foto di Carla Colombo