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1 settembre 2009

Frasi-citazioni di grandi pittori


HENRI MATISSE

BREVE BIOGRAFIA



Il pittore e scultore francese Henri Matisse nasce a Le Cateau il 31 dicembre 1869: visse durante uno dei periodi più densi di eventi tragici della nostra storia.
Eppure, nella sua opera, non vi è traccia dell'alienazione, della sofferenza, delle contraddizioni della nostra era: i suoi dipinti sono un mondo a parte, in cui si trova sollievo, pace, rifugio, calma, serenità, colore e luce.
Dal 1895 al 1899 Matisse frequenta lo studio di Gustave Moreau, studiando i lavori di Manet e di Cezanne e, risentendo delle esperienze dell'impressionismo, nel 1897 crea "La deserte".
Dopo alcuni soggiorni in Inghilterra, in Corsica e nella regione di Tolosa, nel 1902 presenzia in alcune mostre presso la galleria di B.Weil a Parigi, esponendo, tra le altre opere, anche "Veduta di Notre Dame nel tardo pomeriggio" del 1902. In questi anni, dal suo studio approfondito dell'arte neo-impressionista e dalla scoperta dell'arte africana e asiatica, nasce la "pittura pura dei fauves", nuova corrente di cui Henri Matisse è massimo interprete.
Nel 1941, in concomitanza con lo scoppio della seconda guerra mondiale, dipinge la famosa tela "Natura morta con magnolia".
Nel 1943 si stabilisce a Vence, dove si dedica, negli anni dal 1949 al 1951, alla realizzazione della cappella dei Dominicani della Madonna del Rosario. Tra le sue opere più importanti si ricordano il "Nudo blu" del 1907, "La danza" del 1908 e "La danza e la musica" e del 1910.
Della sua produzione negli anni '20 è famosa la serie delle "Odalische".




Negli stessi anni l'artista si cimenta anche nel campo della scenografia, del disegno e dell'incisione; negli anni '30 produce inoltre arazzi. Numerose sono anche le sue opere di scultura in bronzo.
Henri Matisse muore a Nizza il 3 novembre 1954.







“LA DANSE”
(Olio su tela, cm 260 x 389 -
Museo dell’Hermitage, San Pietroburgo)

Dipinta nel 1910, “La Danse” è uno dei capolavori di Matisse, grande poeta del colore del XX secolo.
Avvicinandoci a quest’opera bisogna tener presente che era stata concepita come un pannello decorativo, in relazione alla scala della residenza del grande collezionista d’arte contemporanea Sciukin.
Avrebbe avuto così una collocazione precisa ed un’illuminazione specifica, e l’effetto sarebbe stato cresciuto dal riflesso della neve moscovita nei mesi invernali in modo che spiccasse, una visione da lontano, di colore acceso, quasi febbrile.
Con la rivoluzione d’ottobre, però, Sciukin perse la proprietà delle sue opere e “La Danse” (defraudata, allontanata dalla cornice originaria, fortunosamente salvata) venne trasferita in museo, dove appare “tradita”.
Questa grande composizione rappresenta il punto di incontro tra gli insegnamenti dei grandi maestri innovatori di fine Ottocento e le nuove tendenze pittoriche degli inizi del secolo: sono presenti infatti il primitivismo delle tele tahitiane e la dottrina del colore arbitrario di Gauguin, la stesura di colore “a plat” della scuola di Pont-Aven, l’intensità delle tinte e l’accordo di superfici di colori intensi di Van Gogh e lo studio della composizione di Cezanne.
La scena si svolge su una collina verde contro un fondo azzurro notturno, quasi cupo, su cui immaginiamo il suono del flauto di Pan.
Le figure scarlatte si dimenano come fiamme in movimenti ampi e ben delineati. I corpi, sospesi tra il cielo e la terra, sono asessuati, per eliminare la distinzione tra uomo e donna. La composizione è aprospettica e adimensionata.
I cinque nudi - contro il canone delle composizioni in moto circolare, che vorrebbe un numero pari di figure – si distribuiscono in cerchio aperto. In primo piano le due mani che non si toccano creano una frattura nel movimento, secondo la poetica del non finito ripresa da Michelangelo.
La struttura è risolta dalla figura di spalle che, allungata in uno slancio violento, imprime uno spostamento rotatorio al nudo di sinistra, che a sua volta lo trasmette ai due del fondo. Chiude il giro il quinto elemento, che appare trascinato dalla forza dei gesti degli altri.Matisse stende i colori in larghe campiture, giocando coi valori cromatici presenti nell’universo. Il quadro ha essenzialmente un significato ontologico: il suolo è la terra, il contingente; il cielo è lo spazio interstellare, l’assoluto, l’ideale; le figure sono i giganti tra i due mondi. Pur non sconfinando in quei canoni espressivi novecenteschi estremamente innovativi, “La Danse“, vera e propria risposta al Cubismo, è un quadro di opposizione alla sua “razionalità” volumetrica. Decisamente nuovo, sulla scia dell’esperienza futurista, è il ritmo che non si può definire regolare e statico, bensì spezzato e in continuo movimento verso quel blu irreale e senza fine. E se vogliamo, quello stesso punto, cui condurrebbe un’immagine retrospettiva della storia umana, sul filo della tensione verso l’infinito, sempre perseguita dall’uomo, ma mai raggiunta. Questo - per usare le parole di Argan - è il quadro della sintesi, della massima complessità, espressa con la massima semplicità.Nel dipinto l’estetica della pittura incontra le arti della musica e della poesia: il bello è espresso dal ritmo, scandito dalle movenze dei corpi armoniosi, e la perfezione nasce dall’equilibrio di tre universi: il cielo, la terra, l’umanità. Si respira un’atmosfera di felicità e di allegria collettiva, raggiunta grazie ad un’esperienza di vita e di grazia interiore condivisa tra i danzatori, fatta di disinibizione, entusiasmo e partecipazione corale. Il tema della danza circolare è lo stesso che immaginiamo nella preistoria, quando uomini impauriti per la precarietà dell’essere s’infondevano il coraggio di vivere danzando insieme intorno ai fuochi improvvisati nelle radure della foresta. È la stessa circolarità della danza che percorre nel corso dei secoli la cultura popolare e giunge fino a noi nelle tarantelle e nel sirtaki.
“La Danse” può essere vista come allegoria della vita umana: il vortice circolare e incessante in cui sono trascinate le figure trasmette sia il carattere gioioso della vita in movimento, sia il senso angosciante della necessità di dovere per forza danzare senza sosta.
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Personalmente faccio fatica ad apprezzare questo dipinto. :-(